Il mio disgraziato fratello ha sempre avuto tante pretese nella vita, e da piccolo non mi lasciava mai in pace a volermi raccontare tutte le sue storie e sogni da ragazzo. Io non sapevo neanche di cosa parlasse, ma per calmarlo facevo quella funzione di ascoltare i suoi discorsi e applaudirlo, in quanto ero il fratello minore. Rammento della volta in cui mi raccontò che un'estate, con i suoi amici, era andato a catturare le rane,
quelle che stanno a sonnecchiare nelle fosse puzzolenti delle campagne, nell'afosa Lombardia di allora.
A quell'età non capito niente, pensavo fosse un'impresa storica la sua.
Intanto i suoi occhi brillavano d'allegria.
Mi disse che erano andati 'armati' di coltellini svizzeri e ami da pesca (ora che ci penso non so neanche a cosa servissero), poi mi fece vedere una cicatrice sul polpaccio sinistro. Disse che se la procurò scivolando in una fossa, ma era la terza volta che mi mostrava quella stessa ferita, cambiando sempre le circostanze che l'avevano spinto a farsi male.
''Ricordati che è il tuo fratello maggiore'' mi ripetevano sempre, allora lo fissavo assorto nel suo racconto, in una adorazione come quella per gli Dei grechi. Non si dava tante arie per la sua età, giocava soltanto a fare il grande. Normale credo, ogni bambino ha tanta voglia di crescere, tanta curiosità di fare l'adulto, di lavorare e poter dire ''sono più grande di te''.
Per non parlare della sua capacità, se non 'dono', di narrare i fatti in quel modo così interessantemente virgulto. Quando imitavo, forse inconsciamente, il suo modo di parlare da adulto, riscontravo solo risa che mi deridevano... ma sono sicura che se fosse stato lui ad usare quegli aggettivi che magari si trovano solo una volta su dieci in un dizionario dei sinonimi, sarebbero calzati a pennello per la sua personalità.
Elemento che mise anche nel libro che dopo una decina di anni pubblicò. Quel libro che mi porto tutt'ora ovunque, sempre in borsa, per poterlo sfoggiare con frasi del tipo ''sai che mio fratello ha pubblicato un libro?'' a conoscenti e amici, convinto che faccia decisamente scena.
Non siamo la classica coppia di figli che litigano sempre, anzi, nella nostra vita quasi mai. Credo ci siamo rispettati per più di quattordici anni, non vivendo assieme a volte ci perdevamo di vista ma alla fine ci ritrovavamo tra racconti, compiti o silenzi. Come io rispettavo lui, lui faceva lo stesso con me, in maniera a dir poco protettiva. E mi sentivo benissimo, al sicuro. Come quella volta quando, non sapendo nuotare bene, sguazzavo paurosamente nella piscina da poco più di un metro, e lanciai uno stupido urlo pensando di stare per affogare. Ovviamente lui mi portò al bordo della piscina, dove toccavo. Cosa potrebbe pensare un bambino di 7 anni se non che il proprio fratello gli abbia salvato la vita?
Un giorno mio padre decise di portarmi ad un suo concerto per fargli qualche incoraggiamento e qualche saluto; ora penso però che gli abbiano portato solo imbarazzo davanti ai suoi amici. Suonava la batteria, in quel posto c'erano solo adolescenti (che a me parevano adulti) che mi facevano anche un poco di paura, con quelle larghe canottiere che facevano intravvedere i tatuaggi sugli addominali.
Quando mi viene ancora in mente l'immagine del suo goffo aspetto di quando suonava, che appartiene a quasi tutti i batteristi (per sua fortuna), glielo faccio sempre presente prendendolo un po' in giro. Non capisco perché non si arrabbiava mai: un'altra ipotesi che mi porta a sospettare che sia il fratello perfetto.
Ormai sono cresciuto e mi considera su un livello alla pari rispetto al suo, a volte mi consulta per alcuni miei pareri in fatto di musica, abbiamo gusti simili fortunatamente; oppure altre volte per i suoi scritti e racconti che mi piacciono davvero tanto. Lo ammiro anche come scrittore ma lui, modesto com'è, risponde sempre che li apprezzo solo perché sono il suo fratello minore. Beh, penso lo abbia capito anche da solo che lo adoro.
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