lunedì 19 agosto 2013

L'amore.


Presto sarebbe volato via pure quello stupido febbraio e il vecchio Alex si sentiva profondamente infelice ma in modo distaccato come se la sua vita appartenesse - sensazione fin troppo tipica e cruda ne convengo - a qualcun altro.
Era un giovedì mattina, era seduto su una panchina a Central Park, accanto alla statua di "Balto". Nonostante la debolezza percepiva  nell'aria una strana atmosfera, come una carica di energia, come se qualcosa di emozionante sarebbe accaduto di lì a poco. Accanto a lui, su una panchina poco più avanti, sedevano due signori di età  avanzata. Davano le spalle ad Alex, che si mise ad osservarli. L'uomo aveva i capelli bianchi, un po' grigi accanto alle orecchie. Da quello che poteva vedere portava una catenina d'oro e con un braccio avvolgeva la donna per proteggerla dal freddo. Quest'ultima, invece, aveva i capelli del tutto bianchi, piuttosto lunghi e mossi, che le ricadevano quindi lungo le spalle in modo elegante e raffinato. Portava una fascia blu che le donava quel tocco giovanile che le mancava. 
Nonostante Alex non potesse vederli in faccia, poteva percepire tutto l'amore che provavano e che trasmettevano e per un attimo, ma proprio per poco, Alex sentì  qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di provare. Capì che tutto ciò che gli mancava nella sua vita era l'amore. Era la mancanza di questo sentimento che ogni giorno lo affievoliva sempre più. Sentì un forte calore invadergli le vene e caricarlo positivamente. Aveva bisogno di ricominciare. Di provare sensazioni nuove, di tuffarsi in un mare di emozioni. Ma come poteva fare? Ormai la vecchiaia stava incombendo anche su di lui, non si era mai sposato e non aveva avuto figli. 
Per tutta la notte Alex si girò e rigirò nel suo letto alla ricerca di risposte. Poi, mentre un nuovo giorno stava per iniziare, prese la giacca e uscì di casa. Non ricordava l'ultima volta che lo aveva fatto in modo così allegro e scattante. Alex aveva bisogno i cambiamenti nella sua vita. Guidò per circa venti chilometri, parcheggiò ed entrò nel negozio affacciato alla panetteria italiana. Aspettò il suo turno molto diligentemente, giocherellando con il suo cappello, impaziente di quello che lo stava aspettando. Quando lo chiamarono, si alzò in piedi di scatto e camminò fino alla cosiddetta "sala delle decisioni". Quello che vide gli fece cedere le gambe. 
Una dozzina di cuccioli lo aspettava e lo fissava con grande entusiasmo; non riuscivano a stare fermi e scodinzolavano a destra e sinistra molto festosamente. Poi il suo occhio cadde sul termosifone lì accanto. O doveva aggiustarsi gli occhiali o quella che vedeva sbucare da un angolo era una piccola coda. Si mise in ginocchio e si avvicinò: non si era sbagliato, un piccolo cucciolo di labrador si era coricato lì sotto e stava dormendo beatamente. "Un buon rimedio per non soffrire di freddo", pensò Alex. Lo prese tra le braccia e decise che sarebbe stato lui il suo nuovo compagno di avventure. Guardandolo negli occhi Alex provò una sensazione diventata a lui sconosciuta da anni: la felicità. Si sentiva in pace con sé stesso e sentiva che la sua vita, ora, apparteneva al piccolo Fred.
Nei giorni successivi si impegnò ad insegnare al cucciolo le cose che poteva fare e non. Alex aveva bisogno di cambiare la sua vita, ma ora era quella nuova vita che stava cambiando lui.

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