lunedì 19 agosto 2013

Lo zoo.


Il mio disgraziato fratello ha sempre avuto tante pretese nella vita, e da piccolo non mi lasciava mai in pace a volermi raccontare tutte le sue storie e sogni di ragazzo.
Io non sapevo neanche di cosa parlasse, ma per calmarlo facevo quella funzione di ascoltare i suoi discorsi e applaudirlo, in quanto ero il fratello minore. Ancora oggi penso che il mio vecchio fratellone soffrisse di doppia personalità. No, non sto esagerando. Gli piaceva provocare risse, picchiare i ragazzi più deboli di lui, rubare e, naturalmente, portava a casa pessimi voti scolastici. Alle riunioni con gli insegnanti la mia povera madre si sentiva dire da tutti i professori quanto suo figlio maggiore fosse stupido e quanta poca voglia di studiare mettesse in ogni materia. O meglio, la maggior parte. C'era una sola disciplina in cui Marcus non solo si impegnava, ma addirittura otteneva i voti più alti. Quella materia era Teatro. Il mio fratellone nutriva un amore incondizionato verso la recitazione. Aveva partecipato ad ogni audizione e ad ogni spettacolo della scuola e aveva sempre ottenuto la parte del protagonista maschile. 
Al ritorno da scuola, nei pochi giorni in cui non la saltava, il rituale era sempre lo stesso: varcato l'uscio di casa, si fiondava in cucina, dove consumava voracemente un umile pranzo e poi si recava in bici al vecchio campanile abbandonato. Una volta mi è capitato di seguirlo fin là e di rimanere incantato a guardarlo. Lo vedevo muoversi e saltare su e giù da un muretto, con il suo copione del teatro in mano, e impersonare centinaia e centinaia di personaggi diversi solo cambiando il tono della voce. Se avesse voluto, avrebbe potuto interpretare un intero gruppo di attori da solo. Quello era il suo piccolo angolo di sogni. Ma, si sa, i sogni durano poco, e quindi ecco che, al ritorno dal campanile, si ritrasformava di nuovo nel fratello cattivo, l'antagonista delle mie giornate. Mi torturava, subivo ogni genere di scherzo per causa sua e, tra una pausa e l'altra, mi raccontava tutte le sue storie e i suoi sogni. Ma, come ho già detto, ero troppo piccolo per capire.
Era un giorno di dicembre quando successe. Mio fratello era appena tornato da scuola e si era messo a tavola da poco. Teneva lo sguardo basso e più che mangiare si limitava a spostare il cibo di qua e di là con la forchetta. Lo notai, ma non dissi niente. Dopo dieci minuti si alzò e si diresse verso la sua camera: durante il pomeriggio non si recò al campanile. Quella stessa notte sentii mia madre e mio fratello discutere animatamente in cucina su quanto quest'ultimo stavolta "l'avesse fatta grossa". Parlavano di alcuni gioielli e una grossa somma di denaro che erano stati rubati dalla borsetta dell'insegnante di Marcus. Mia madre sembrava molto agitata, mentre mio fratello continuava a ripetere che avrebbe sistemato la faccenda. 
Ancora oggi non mi piace parlare di quello che successe il giorno dopo. Il mio fratellone si alzò molto presto ma, essendo leggiadro come un elefante in una cristalleria, finì col svegliare anche me. Restai a guardarlo qualche secondo sotto lo stipite della porta prima che si accorgesse della mia presenza. Nessuno dei due disse nulla. Poi, quasi timidamente, Marcus si avvicinò, mi scompigliò i capelli, pur sapendo che non lo sopporto, e mi disse: -Quando torno ti porto allo zoo.- Dopo di che mi fissò ancora qualche secondo e poi si allontanò.  Mentre stava per chiudere la porta di casa, mi disse (stavolta senza guardarmi) "Ti voglio bene". 
Adesso, a distanza di cinquant'anni ancora non ho notizie di mio fratello. Non so se è scappato o se l'hanno, beh... fatto fuori. Nessuno lo sa, ma ogni giorno, dopo il turno di lavoro, mi reco sempre allo zoo, mi metto davanti all'entrata e aspetto per delle ore. Mia moglie pensa che abbia  un'amante, ma in realtà quello che desidero è rivederti, fratellone mio, in fondo mi devi un giro lì dentro insieme a te.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.