sabato 3 agosto 2013

Il vecchio Mario

Mi sento sempre attratto dai posti dove sono vissuto, le case e i loro dintorni. Un giorno stavo passeggiando nel piccolo paese in cui sono cresciuto. C'erano molte case che avevo ancora impresse nei ricordi della mia mente. Ma fu una in particolare ad attirare la mia attenzione.
Non era molto grande e aveva un piccolo giardino cintato da un basso steccato in legno piuttosto grezzo. L'erba non era più verde acceso, era ingiallita e secca, segno che, dall'ultima volta che ero stato qui, ne era passato di tempo.
Quando ero solo un bambino ci passavo davanti tutte le mattine, salutando il vecchio Mario, un amico dei miei nonni, seduto su una vecchia sedia a dondolo a fumare la sua adorata pipa. Ricordo perfettamente ogni dettaglio: un cespuglio di rose in mezzo alla piccola aiuola al centro del giardino, la disposizione delle primule dai colori sgargianti lungo il passaggio che conduceva all'entrata e il piccolo stagno con le rane. Lo steccato ancora non c'era e al suo posto si ergeva maestoso un albero di ciliege sul quale passavo la maggior parte dei miei pomeriggi. Mario non era sposato, viveva da solo, ma non sembrava che gli dispiacesse quella vita da eremita. In realtà, proprio solo non viveva; aveva un bellissimo golden retriever, Max, che lo accompagnava ovunque. Insieme facevamo lunghe passeggiate nei boschi, cercando di trovare sotto le chiome degli alberi un po' di frescura, contrapposta al caldo torrido del mese di agosto.
Dopo qualche tempo, però, i miei genitori, per lavoro, traslocarono e io andai con loro. Ora, la mia nuova casa era in una città grigia e cinica, in cui odiavo vivere. Finita la scuola, infatti, mi trasferii di nuovo nel luogo in cui sono cresciuto.
Ed ora eccomi qui, davanti alla casa che mi ricorda i tempi felici e spensierati dell'infanzia. E, come sempre, seduto sulla sua sedia a dondolo con la sua vecchia pipa, Mario mi saluta, facendomi tornare piccolo.

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