Ero pensierosa, triste, la mia mente tempestata di pensieri quanto un anello tempestato di diamanti, diamanti sporchi, diamanti che filtravano la luce che vedevo intorno a me, ma che riflettevano i miei dubbi, le mie perplessità, le mie incertezze, che comparivano sempre più nette sul mio volto.
Aspettavo qualcuno?, non aspettavo nessuno? Questo non lo sapevo nemmeno io; sarebbe stata una scelta del fato, sarebbe stato il destino che avrebbe deciso se condurre la mia vita su una strada migliore con qualcuno di speciale che mi avrebbe reso più felice, oppure mi avrebbe lasciato dove sono ora, su di una panchina; una panchina marroncina, di legno, con la vernice tutta scrostata, ma ciò nonostante tenuta ancora con cura.
Me ne stavo seduta, su di una panchina, con la testa appoggiata sulla mano. Ero appena uscita dalla santa messa domenicale, portavo con me un libro dei canti e il vangelo, un ombrello in caso di pioggia, anche se quel giorno si preannunciava tutt'altro che brutto, e il mio cappello verde, in tinta perfetta con l'abito che indossavo, un abito vecchio che era appartenuto a mia madre, un ricordo. Un ricordo indissolubile quanto il suo sorriso; lei che aveva trovato la felicità con suo marito, aveva dato alla luce tre figli, tutti di corporatura e mente sana, destinati ad aver successo. Anche se qui tutti avevano avuto successo tranne me. A trent'anni ancora non sposata, rimasta sola in una casa, una casa all'apparenza troppo grossa per una sola persona, una casa che sarebbe dovuta essere riempita, invasa dalle risa e dalle grida dei bambini, dal rumore della borsa da lavoro caduta per terra nel momento in cui il proprio marito torna a casa, il profumo delle pietanze cucinate con amore aspettando il ritorno dell'uomo di casa.
Ero pensierosa, triste, la mia mente tempestata di pensieri quanto un anello tempestato di diamanti. Un anello che avrei pagato per avere al dito, solo per sentirmi dire signora, moglie di X, e girare per le vie della città con in braccio una piccola bambina che dorme beata tra le mie braccia, con un fiocchetto rosa sulla testa, diventare la ricca moglie di X e potermi comprare un abito diverso per ogni domenica in una boutique diversa, e infine morire vecchia, tra le braccia del mio lui con i nipoti che giocano nel giardino di casa mia.
Avrei dato la vita per tutto questo, anche se fosse durato un solo giorno, una sola ora. Ma se il destino aveva scelto che io rimanessi sola per tutta la vita, così doveva accadere, non ero nessuno io per cambiare il corso degli eventi. NESSUNO.
Me ne stavo seduta, su di una panchina, pensierosa, con la testa appoggiata sulla mano; fissavo qualcosa nel vuoto, di preciso non sapevo nemmeno io cosa, quando un uomo, un uomo distinto, con un cilindro in testa si sedette in fianco a me; lo guardai in faccia, gli sorrisi e gli feci posto sulla panchina.
Subito dopo capii che la vita aveva in serbo per me ancora qualche sorpresa.
"Miss...?"
"Miss Brown..."
"Posso avere l'onore di accompagnarla a casa? Ah, io sono Mr John Smith"
Le guance arrossirono: "Con piacere..."
Bello! :D
RispondiEliminaGrazie Pippo!
Eliminaancora non spostata> sposata!
RispondiEliminaquarantacinque anni ( mi sembrano davvero tanti per la ragazza dell'immagine!)
per averlo al dito> per avere al dito
;-)