domenica 6 ottobre 2013

Civiltà

Ammetto di non essere molto informata sulla guerra siriana, per questo ho girovagato parecchio tra siti internet, blog e giornali on-line cercando di ampliare le mie conoscenze e di farmi un'opinione in proposito.
Leggendo tutta quella massa di notizie ho capito che la guerra in Siria e' solo la punta dell'iceberg, la prevedibile conseguenza della cosidetta "primavera araba" e di tutte le rivoluzioni avvenute nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, ma non ho colto quali siano i progetti davvero concreti che le altre nazioni hanno messo in atto per risolvere questo contrasto, che ha gia' creato un altissimo numero di morti.
In tutti i vari articoli, che mi sono ritrovata davanti, ho letto quali potessero essere le cause di questa guerra: si citava la questione del gas e del petrolio, la mancanza di diritti democratici dei cittadini, la volontà del governo di trasformare la Siria in uno stato radicalista islamico e le svariate motivazioni razziali e religiose.
Tutto questo parlare di cause e motivi scatenanti mi dà come l'idea che la preoccupazione principale sia quello che si dovrà scrivere sui libri di storia che si studieranno tra cinquant'anni; e non come si possa aiutare concretamente le persone coinvolte nella guerra.
Il fatto che la guerra non sia, fortunatamente, la nostra realtà di vita quotidiana spinge noi abitanti dei paesi più avanzati a pensare alla guerra in Siria, come qualunque altro conflitto che non ci tocca da vicino, in maniera distaccata... anzi tante volte nemmeno ci pensiamo.
Alcune potenze mondiali, come l'America e la Cina, si sono schierate con decisione a favore dell'una o dell'altra fazione, supportandole con rifornimenti di armi, di viveri e con denaro.
Per un momento abbiamo tutti pensato che il presidente Obama, in un attimo di follia, volesse bombardare il territorio siriano dando il via ad uno scontro con le armi chimiche.
Anche in questo caso abbiamo compiuto un ragionamento prettamente egoistico: i giornalisti hanno cominciato immediatamente a scrivere che la potenza di queste armi avrebbe danneggiato gravemente gli stati vicini e addirittura l'Europa meridionale; ma ben pochi hanno parlato di tutte quelle persone che sarebbero rimaste uccise senza la possibilità di fare alcunchè per salvarsi... ci siamo preoccupati solo per noi stessi.
Questo dimostra che noi, i cosidetti "paesi civilizzati", non siamo poi così civilizzati come ci piace credere: quando pensiamo ad una persona civile pensiamo ad una persona tranquilla, che non alza i toni con nessuno, che ha rispetto di tutti, ma anche ad una persona disponibile ad aiutare chi è in difficoltà.
Un paese civilizzato non dovrebbe essere un paese solo in grado di produrre in serie smartphone e computer, ma dovrebbe essere una nazione basata su solidi pilastri interni e in grado di offrire aiuti concreti ai paesi in guerra, con carenza di cibo o vittime di catastrofi naturali.
Se così fosse, magari non finirebbe la guerra in Siria, ma potrebbe essere un buon inizio per raggiungere una stabilità tra i vari paesi.

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