lunedì 28 ottobre 2013

"Il violinista"

Lo vedevo quasi tutti i giorni mentre andavo a scuola. Se ne stava ai bordi della strada a deliziare le persone che passavano suonando il suo amato violino. La sua era una vita da artista, molto movimentata. Io lo chiamavo "il violinista". Non sapevo nulla di lui, nemmeno il suo nome, ma mi sembrava di conoscerlo da sempre. Lui era la mia immagine riflessa in uno specchio, uno uomo che viveva di musica. E' una vita difficile, non si guadagna molto, si ha un equilibrio molto precario, come un uomo in bilico su una sedia che può cadere da un momento all'altro. Ma tutto questo non gli importava. La musica è ciò di cui si nutre un artista, l'unica cosa che lo spinge a vivere una vita alla quale metterebbe fine. 
Una sera passavo di lì e lo vidi, al margine della strada. Il cielo era coperto, ma nonostante questo si intravedeva il bagliore della luna illuminare "il violinista". Rimasi un po' ad ascoltarlo: potevo percepire le sue emozioni, la rabbia, la tristezza, il suo animo tormentato. Sentivo le corde di quel violino rompere il silenzio e vibrare nell'aria, fondendosi con il canto degli usignoli. Nella mia mente un'immagine distorta prese vita: una tela sporca di colori vivaci, con un contrasto molto forte, che lasciava spazio a un semplice spruzzo di colore su una tela di nuovo candida. Le immagini si accostavano una all'altra, si sovrapponevano e si fondevano tra loro, per poi tornare lentamente ad un disegno dalle linee pulite, dai contorni netti che, sfumando, lasciavano la tela bianca. Seguiva quindi un crescendo che ricolorava il quadro della mia mente, per lasciare spazio ad un dolce finale, nel quale tutti i colori sparivano, le immagini sfumavano, lasciando nella mia mente un vuoto candido.  

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