domenica 27 ottobre 2013

Il caffè di notte.

Oggi sono andata a Yale.
Sapete cosa c'è a Yale? C'è esposto “Il caffè di notte” di Vincent Van Gogh.
Sì, proprio lui, proprio quello svitato che s'è affettato via un orecchio.
E a voi cosa importa del fatto che io vada a vedere il mio quadro preferito?
Probabilmente niente, ma a me non importa che a voi non importa, ve lo racconto lo stesso.
L'Art Gallery è qualcosa di assurdo: un edificio modernissimo fatto interamente di vetrate e così luminoso che sembra quasi di essere “en plain air”. Lo trovo orribile.
Non si può cero dire che ci sia un'atmosfera rilassante lì dentro; con tutti gli uomini della security appostati ad ogni angolo che ti guardano con fare sospettoso e indagatore come se tu potessi nasconderti una tela di un metro per un metro e mezzo sotto la giacca da un momento all'altro.
A dirla tutta io odio i musei, ma amo quello che contengono, quindi sono costretta a fare buon viso a cattivo gioco.
Comunque arrivo finalmente davanti al quadro di Vincent e rimango stupefatta: non so come mai ma nel mio immaginario l'avevo sempre pensato come un quadro abbastanza grande con una cornice enorme... invece mi trovo davanti un quadretto dalle dimensioni modestissime e con una cornicetta insulsa.
Ciò non toglie che fosse meraviglioso certo che quello svitato di Vincent ci sapeva fare con il pennello.
Avrei voluto fermarmi a scattare quel centinaio di fotografie ma il tizio della security che mi fissava come se avesi in mano una granata e non una macchina fotografica mi metteva troppa ansia quindi me ne sono andata dopo aver fatto una sola foto, per di più senza flash.
Esco in fretta e furia dall'Art Gallery dato che è l'orario di chiusura (come mi ha fatto “gentilmente” notare la ragazza della reception).
Quando arrivo a casa faccio appena in tempo a gettarmi sul divano che subito bussano alla porta, mi alzo e vado ad aprile strascicando i piedi.
Mi ritrovo davanti due tizi in divisa che, con espressione gravissima, mi intimano di seguirli senza darmi uno straccio di spiegazione. Mi fanno salire sulla volante senza dire una parola e mi portano in centrale.
Una volta lì l'uomo che identifico come “Il Capo” mi informa che appena dopo la chiusura dell'Art Gallery il guardiano si è accorto che “Il caffè di notte” è scomparso, e che, stando alle registrazioni, nessuno ha lasciato l'edificio dopo di me.
Fantastico, ci manca solo che io venga indagata per aver trafugato un'opera d'arte che vale più di tutti soldi che guadagnerò nella mia vita.
Ovviamente la mai parola conta di meno di quella della segretaria che porta il caffè delle 10.00.
Mi spiegano che verrà fatta perlustrare casa mia da cima a fondo e che verranno prese le mie impronte digitali.
Logicamente a nessuno è venuti in mente che il quadro potesse essere ancora dentro l'Art Gallery ma visto che tutto quello che dirò potrà essere usato contro di me me ne sto zitta e buona nell'attesa che qualche poliziotto venga a riferire che hanno ritrovato sotto al letto dell'Indagata la collezione di figurine Pokèmon di quando aveva dieci anni.
Essere sospettati non è come nei film, non ti lasciano certo lavorare gomito a gomito con l'avvocato o l'investigatore... avrei più compagnia in isolamento.
Ma perché sono andata al museo di Yale oggi? Io odio i musei non potevo starmene a casa e limitarmi a guardare le foto dei quadri in HD su internet?
Ovviamente no.
Non mi resta altro che aspettare che questi si accorgano che l'unica cosa che io abbia mai rubato è un sacchetto di caramelle gommose a sette anni.

2 commenti:

  1. che a voi non importa> che a voi non importi
    la mai parola >la mia
    è venuti in mente>è venuto in mente
    :-)

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  2. ...a proposito: "Il caffè di notte" conservato all'Art gallery è questo: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/5e/Vincent_Willem_van_Gogh_076.jpg/230px-Vincent_Willem_van_Gogh_076.jpg

    Questo, invece, è conservato al Museo Kröller-Müller di Otterlo.

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