“..E Gabriel avrebbe
aspettato ore, giorni, settimane, forse anche mesi, seduto sulla scomoda
panchina del Blackfriars Bridge, pur di incontrare ancora una volta, quella
giovane donna quasi eterea in viso, le cui guance si tingevano di un rosa
pallido ogni qualvolta si imbatteva nello sguardo di un galantuomo…”
Con
il volto illuminato da un flebile riflesso di luce proveniente dai lampioni che
costellavano la stretta strada di città, Will tracciava ininterrottamente scarabocchi sui fogli ruvidi sparsi sulla
sua scrivania. Abbandonato nel suo
studio e accerchiato solamente da enormi librerie stracolme di manoscritti,
biografie, libri antichi o nuovi di zecca, il giovane scrittore aspirava a
raggiungere i livelli dei migliori romanzieri a cui costantemente si ispirava.
Erano
le cinque di mattina quando Will si era precipitato alla scrivania, colto da un
moto d’ispirazione, pronto a scrivere fino a tarda notte.
Con la
scura penna, ripetutamente intinta nel piccolo calamaio, William tramutava le
mille idee che gli frullavano per la testa, in parole.
Nulla
avrebbe potuto distrarlo facilmente da quella storia che avrebbe tanto voluto
vivere, ma che doveva solo limitarsi ad immaginare.
Desiderava
ardentemente trovarsi nei panni di Gabriel, gentiluomo dall’animo maledetto e
profondamente innamorato di una giovane di cui non conosceva la storia, ma della
quale ricordava ogni singolo particolare fisico.
Occhi,
pelle, labbra, capelli, passo leggero ed aggraziato, voce pacata, capace di
cullarti fino al raggiungimento di un sonno popolato dai sogni migliori.
Naturalmente
lui si trovava nella stessa situazione del “suo” Gabriel. Irrimediabilmente
innamorato di una donna di cui conosceva tutto
e niente.
Theresa.
Tanto
giovane quanto bella e fragile.
Occhi
azzurri, quasi glaciali, ma così dolci da riuscire a scaldare il cuore con un
solo sguardo, capelli neri, nascosti sotto un elegante cappello scuro, dal
quale ogni tanto sfuggiva qualche riccio, pelle bianca e labbra rosa pallido.
Non
sapeva nulla di lei, ma a Will era
bastato cogliere questi piccoli particolari ogni qualvolta la incontrasse al
piccolo caffè sotto casa sua per innamorarsene perdutamente.
Assorto
nei suoi pensieri, gli sembrò quasi di sognare quando, una sera, udì una risata che, proveniente dal caffè, riuscì a penetrare fino dentro il suo studio.
Riconobbe
subito la voce di Theresa, allegra e
delicata come sempre.
Will si
sporse dalla finestra per ammirare, senza
lasciarsi scorgere, la giovane in tutta la sua bellezza.
Le mani
coperte da eleganti guanti di raso nero,
i capelli scuri stranamente liberi dal solito cappello, ma domati da un sottile
nastro di velluto rosso, abito colore del cielo notturno, così bello da rendere
Tessa quasi parte di un sogno.
Il suo sogno.
D’improvviso,
Will, sentendosi quasi stanco soltanto di
immaginare storie popolate dall’immagine della donna , decise, guidato dall’istinto, di gettarsi tra
le braccia della provvidenza, nella segreta speranza di potere rivolgere all’amata almeno un timido saluto e anche chissà qualche parola.
In
tutta fretta, William afferrò la giacca e prese a scendere di corsa le scale
che collegavano la sua stanzetta al caffè sotto casa.
Soltanto
pochi attimi parevano separarlo da quella che ormai era divenuta la sua dolce
ossessione.
Ma
quale fu il suo stupore quando affacciatosi sulla porta del caffè notò lei,
Theresa, seduta al tavolo in fondo alla sala, in compagnia di un giovane e
distinto signore che la guardava negli occhi, quasi adorante e come avrebbe
potuto essere altrimenti, si domandò fra sé e sé Will!
William
impallidì e fu come se un coltello gli trafisse il cuore… si girò e ritornò sui suoi passi
senza che né Tessa né il suo compagno si accorgessero di nulla.
gli trafisse > gli trafiggesse !!!
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