domenica 27 ottobre 2013

Il sogno perduto.


“..E Gabriel avrebbe aspettato ore, giorni, settimane, forse anche mesi, seduto sulla scomoda panchina del Blackfriars Bridge, pur di incontrare ancora una volta, quella giovane donna quasi eterea in viso, le cui guance si tingevano di un rosa pallido ogni qualvolta si imbatteva nello sguardo di un galantuomo…”

Con il volto illuminato da un flebile riflesso di luce proveniente dai lampioni che costellavano la stretta strada di città, Will tracciava ininterrottamente scarabocchi sui fogli ruvidi sparsi sulla sua scrivania. Abbandonato  nel suo studio e accerchiato solamente da enormi librerie stracolme di manoscritti, biografie, libri antichi o nuovi di zecca, il giovane scrittore aspirava a raggiungere i livelli dei migliori romanzieri a cui costantemente si ispirava.
Erano le cinque di mattina quando Will si era precipitato alla scrivania, colto da un moto d’ispirazione, pronto a scrivere fino a tarda notte.
Con la scura penna, ripetutamente intinta nel piccolo calamaio, William tramutava le mille idee che gli frullavano per la testa,  in parole.
Nulla avrebbe potuto distrarlo facilmente da quella storia che avrebbe tanto voluto vivere, ma che doveva solo limitarsi ad immaginare.
Desiderava ardentemente trovarsi nei panni di Gabriel, gentiluomo dall’animo maledetto e profondamente innamorato di una giovane di cui non conosceva la storia, ma della quale ricordava ogni singolo particolare fisico.
Occhi, pelle, labbra, capelli, passo leggero ed aggraziato, voce pacata, capace di cullarti fino al raggiungimento di un sonno popolato dai sogni migliori.

Naturalmente lui si trovava nella stessa situazione del “suo” Gabriel. Irrimediabilmente innamorato di una donna di cui conosceva tutto e niente.
Theresa.
Tanto giovane quanto bella e fragile.
Occhi azzurri, quasi glaciali, ma così dolci da riuscire a scaldare il cuore con un solo sguardo, capelli neri, nascosti sotto un elegante cappello scuro, dal quale ogni tanto sfuggiva qualche riccio, pelle bianca e labbra rosa pallido.
Non sapeva  nulla di lei, ma a Will era bastato cogliere questi piccoli particolari ogni qualvolta la incontrasse al piccolo caffè sotto casa sua per innamorarsene perdutamente.

Assorto nei suoi pensieri, gli sembrò quasi di sognare quando, una sera,  udì una risata che,  proveniente  dal caffè,  riuscì a penetrare fino dentro il suo  studio.
Riconobbe subito  la voce di Theresa, allegra e delicata come sempre.
Will si sporse dalla finestra per ammirare,  senza lasciarsi scorgere, la giovane in tutta la  sua bellezza.  
Le mani coperte da eleganti  guanti di raso nero, i capelli scuri stranamente liberi dal solito cappello, ma domati da un sottile nastro di velluto rosso, abito colore del cielo notturno, così bello da rendere Tessa quasi parte di un sogno.
Il suo sogno.

D’improvviso, Will,  sentendosi quasi stanco soltanto di  immaginare  storie popolate dall’immagine della donna ,  decise, guidato dall’istinto, di gettarsi tra le braccia della provvidenza, nella segreta speranza  di potere  rivolgere  all’amata almeno un  timido saluto e anche chissà qualche parola.
In tutta fretta, William afferrò la giacca e prese a scendere di corsa le scale che collegavano la sua stanzetta al caffè sotto casa.
Soltanto pochi attimi parevano separarlo da quella che ormai era divenuta la sua dolce ossessione.
Ma quale fu il suo stupore quando affacciatosi sulla porta del caffè notò lei, Theresa, seduta al tavolo in fondo alla sala, in compagnia di un giovane e distinto signore che la guardava negli occhi, quasi adorante e come avrebbe potuto essere altrimenti, si domandò fra sé e sé Will!
William impallidì e fu come se un coltello gli trafisse  il cuore… si girò e ritornò sui suoi passi senza che né Tessa né il suo compagno si accorgessero di nulla.     


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