martedì 21 ottobre 2014

L'isola

Era di primo mattino, e il sole appena sorto luccicava sulle scaglie del mare appena increspato. Una sola piccola barchetta si adagiava sulla sua superficie, a quell'ora, su cui stavano seduti un uomo anziano e un bambino, probabilmente suo nipote.

Il nonno leggeva un giornale, grattandosi il mento concentrato, quando una voce squillante ruppe il silenzio.
“Nonno, cosa stai leggendo?” chiese il bambino, con gli occhi che luccicavano dalla curiosità. I capelli castani lisci gli volavano davanti al viso a causa del vento. Lui li cacciava via con delle veloci manate.
“Niente di interessante, figliolo. Tu vedi qualcosa in acqua?”
“Niente di niente, nonno. Oggi è proprio una giornata noiosissima.” e, così dicendo, si sdraiò con fare drammatico.
L'uomo si guardò attorno, in cerca di qualcosa che potesse mettere loro un po' di allegria. Era una persona speciale, quel nonno. Una giornata con lui non poteva essere noiosa.
“Guarda, un'isoletta!” urlò ad un tratto, attirando l'attenzione del piccolo.
“Dove? Dove?” sul viso del bambino era apparso un sorriso a trentadue denti, difficile da contenere.
“Proprio là, in fondo. Andiamo a vedere.”
Agguantò un remo e cominciò a far muovere la barca, mentre il piccolo stava attaccato a prua, fissando quel piccolo pezzo di terra che sembrava essere appena uscito dall'acqua.
La barca arrivò a riva, e i due l'agganciarono ad uno scoglio lì vicino. Scesero e si tolsero le scarpe, sentendo la sabbia scottargli i piedi. Davanti a loro, una foresta che brulicava di suoni di ogni genere.
“Nonno, che cos'era quel rimbombo?”
“Non lo so, figliolo. Possiamo solo andare a scoprirlo.”
Così entrarono nella flora di quel posto sperduto, e dovettero strabuzzare gli occhi per la troppa bellezza.
Fiori e insetti di ogni colore erano ovunque, si sentivano uccellini cinguettare melodie mai sentite prima, e due animaletti, che ricordavano scoiattoli ma scoiattoli non erano, si rincorrevano, incuranti delle due persone che li guardavano stupiti.
“Che cos'è questo posto?” si continuavano a ripetere, senza riuscire a trovare una risposta.
Continuarono a camminare, attenti a dove mettevano i piedi. Il piccolo si nascondeva dietro il nonno, spaventato dalla meraviglia dell'ignoto.
Un coniglietto blu si avvicinò, guardandoli incuriositi, ma quando fu abbastanza vicino i due poterono notare gli occhi bianchi. Totalmente bianchi. Senza l'ombra di una pupilla.
Fecero un salto all'indietro per lo spavento, e l'animale scappò.
Nonostante tutto continuarono ad avanzare, attirati da qualcosa che non riuscivano a spiegare, ma di troppo forte da essere contrastato.
Passarono in mezzo a cespugli rosa, uccellini con troppi occhi e denti aguzzi, tigri con le ali e senza orecchie...
Andavano molto lenti, immobilizzati dal terrore, ma quella sensazione proveniente dal centro dell'isola impediva loro di fermarsi.
Le gambe si muovevano, scontrandosi con piante più dure del dovuto, che gli procuravano segni rossi che non se ne sarebbero andati via facilmente.
Iniziarono a non vedere le cose chiaramente, a causa di una nebbia fitta che copriva l'ambiente.
Il piccolo strinse forte la maglietta dell'unica persona di cui poteva fidarsi in quel momento.
La velocità con la quale si muovevano iniziò ad aumentare, senza che loro potessero farci niente.
“Rallenta nonno! Mi fanno male i piedi!” urlava il bambino in preda al panico.
“Non posso farci niente! Non sento le gambe!” sentiva in risposta.
L'ansia continuava ad accrescere, facendo scendere lacrime amare dagli occhi di entrambi. Non potevano credere a ciò che stava succedendo.
Ad un tratto il piede destro del nonno incontrò una radice, la pestò e questa gli si attorcigliò attorno, facendolo cadere in avanti.
Ma davanti non c'era nulla.
Precipitarono nel vuoto, urlando con tutta l'aria che avevano nei polmoni.
Si abbracciarono, stringendosi forte, sicuri che quella fosse l'ultima volta.
Ma non lo era.
Sentirono il contatto con qualcosa che li trascinò sotto. Persero il contatto tra di loro e cercarono l'aria, annaspando.
Solo dopo una ventina di secondi si resero conto dove si trovavano.
Acqua. La stessa acqua che li aveva condotti a quella maledetta isola. Nuotarono in superficie usando le ultime forze che erano rimaste. Si videro, si corsero in contro e si abbracciarono, felici che fosse andato tutto bene. Si guardarono attorno e videro la barca, che galleggiava sola, tranquilla. Ci salirono su e cercarono con gli occhi quella stranissima isola, che sembrava essere scomparsa nel nulla. Senza pensarci due volte si attaccarono ai remi e scapparono via, consapevoli che non avrebbero dimenticato mai ciò che era successo quella normalissima mattina di agosto.

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