Irene,
seduta a riva sulla sabbia, fissava la schiuma bianca del mare infrangersi
sugli scogli. Stava seduta a gambe incrociate mentre si chiedeva con quale
forza l’acqua potesse ripetere la stessa azione per infinite volte senza farsi
del male. Laura, la sua migliore amica gira la testa verso Irene e sorridendo
dice “Sai, fin da piccola mi sono chiesta come potesse esser così grande e
freddo il mare, poi crescendo me lo sono trovata dentro, incollato al cuore con
la schiuma delle onde che continuava a sbattere su un unico scoglio, il mio
cuore e da lì ho capito molte cose. Crescendo capisci che quest’immensità
davanti ai nostri occhi alle volte rispecchia ciò che hai dentro, capisci che
le formine e i castelli di sabbia in riva al mare devi accantonarli prima o poi
perché arriverà quella schiuma bianca a spazzare via le tue costruzioni. E’ un
po’ come se il mare ora spazzasse via i momenti sbagliati.” Laura e Irene si
guardano, dopodiche Laura riprende il discorso dicendo: “Il mare è come le
persone, l’acqua raggiunge riva e in 3 secondi ti porta via il castello che a
fatica avevi costruito, è come quando ti portano via quella persona che a fatica
avevi vissuto al meglio.” Irene dice : “Sai, forse le costruzioni, io le ho
ancora dentro, ho ancora quel castello di sabbia che alla fine è lui, Marco.
Lui, è come se il mare me l’avesse
portato via senza darmi il tempo di prendere il primo volo e atterrare a Roma
anche solo per incrociare il suo sguardo un’ ultima volta.” Irene abbassa la testa,
un attimo dopo la ragazza si alza dal grande mucchio di sabbia che stava sotto
di lei e puntando il dito verso il mare dice: “Finiscono le strade del cuore,
figuriamoci il mare.”
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