martedì 21 ottobre 2014

L'alba di una nuova vita

Era di primo mattino, e il sole appena sorto luccicava sulle scaglie del mare appena increspato.

Clarissa aveva dormito lì quella notte. Era scappata di casa quando suo padre aveva cominciato ad urlarle contro che non era in grado di fare niente nella vita e che quell’insufficienza in matematica non l’avrebbe mai saputa rimediare.
Guardava le onde del mare infrangersi sugli scogli, le ricordavano se stessa per tutte le volte che aveva dovuto “sbattere la testa” per capire che tutte le cose della vita sono delusioni.
Sua madre lavorava come infermiera all’ospedale di Napoli vicino alla stazione centrale, mentre suo padre faceva il meccanico.
A Clarissa piaceva molto guardare l’alba, sentire i gabbiani che litigavano di già fra loro per i pesciolini appena pescati, vedere i granchi che uscivano dalle piccole buche che si scavavano fra gli scogli e osservare il mare così calmo prendere vita.
Non si era mai sentita così sola Clarissa. I suoi genitori spesso le dicevano di smetterla di mangiare così tanto, che poi nessuno l’avrebbe voluta nella vita se fosse stata sovrappeso e si sarebbero vergognati di avere una figlia senza marito. La nonna, oltretutto, le ripeteva di legarsi i capelli, che colorati in quel modo erano davvero orribili.
Non si era mai sentita bellissima, ma con tutti quei commenti, la sua autostima era arrivata sotto zero, quindi aveva deciso di scappare da quel posto nel quale nessuno l’aveva mai accettata.
Un anziano si avvicinò a lei e cominciò a raccontarle : “Scusi il disturbo, ma ho davvero bisogno di raccontare a qualcuno quanto io sia felice di essere nonno. Vede?” disse indicando una bambina piccola nella culla “Ha un anno e tre mesi, è la cosa più bella che mi potesse accadere. Sono il nonno più felice del mondo quando guardo la mia nipotina e questa mi sorride… Non ho mai avuto l’occasione di guardar crescere i miei figli perché lavoravo molto, ma ora che ho la possibilità di farlo, ne sono molto entusiasta. Ma, se posso, come mai una ragazza meravigliosa come lei è qui da sola all’alba?”
“Nessuno mi vuole e, siccome sono maggiorenne, ho deciso di scappare da tutto e da tutti, ma non so proprio dove andare…”
“Qual è il posto che vorrebbe maggiormente visitare?”
“Credo che mi piacerebbe andare a Parigi.”
“E allora che aspetta? Ci vada!”
“Ma non so come, non ho molto denaro con me e nessuno mi  può accompagnare.”
“Prenda la mia barca, quella laggiù in fondo, quella blu e vada in Francia, riuscirà ad arrivarci molto facilmente, basta seguire il proprio sogno.”
“Ma non potrei mai accettare!”
“Non accetti il primo regalo di tuo nonno?”
“Ma che? …” si domandò Clarissa.
“Esatto, sono il papà del tuo papà. Non ha mai voluto che ci conoscessimo, ma quando ho scoperto ieri sera che eri scappata, non ho aspettato un secondo e sono venuto subito a cercarti. Il tuo papà non sa che sono qui, è molto preoccupato per te però. Ora prendi quella barca e vai a Parigi.”
“Prima devo fare una cosa.”
Clarissa prese la sua borsa cominciò a correre e a correre, aveva il fiatone, ma non le importava. Arrivò a casa, mamma e papà erano abbracciati in salotto che piangevano. Quando videro Clarissa non potevano credere ai loro occhi. Clarissa spiegò tutta la faccenda, del mare, dei gabbiani, della sua solitudine e del nonno.
Disse loro che lì non ci voleva più stare, anche se in fondo voleva molto bene ai suoi genitori. Preparò velocemente una valigia. Salutò la mamma, il papà e infine anche il “nuovo” nonno che nel frattempo l’aveva raggiunta. Uscì dalla porta d’ingresso e si diresse verso il porto, dal quale uscì con la barca blu.

Clarissa era finalmente riuscita a scappare da quell’orribile posto per arrivare al suo sogno… Parigi.

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