Era di primo mattino, e il sole appena sorto
luccicava sulle scaglie del mare appena increspato.
Veronica osservava lo spettacolo dall’alto
di una duna di sabbia poco distante dall’inizio di quest’immensità, appoggiata
al tronco di una giovane palma.
Era in vacanza su un’isola caraibica, con i
suoi genitori, figlia unica: una noia mortale.
L’alba era l’unico momento che gradiva
della giornata, in quanto nessuno era ancora sveglio, e tutto attorno a lei era
ricco di una silenziosa tranquillità.
Si alzò dalla sua postazione di guardia sul
gigante blu, e incominciò la passeggiata giornaliera sulla battigia, guardandosi
a tratti i piedi, alla ricerca di qualche conchiglia dalla bellezza
caratteristica di quelle del posto, a tratti il sole che lentamente saliva e a
tratti camminando all’indietro per godersi la magia delle orme che sembrano
poter resistere per sempre, ma che, alla prima onda, scompaiono, come se mai ci
fossero state.
Vide, dopo qualche minuto di camminata dei
pesci,colorati da mille diverse tonalità, che iniziarono a guizzare fuori dall’acqua.
Incuriosita, si diresse nell’oceano, sempre
più al largo, non preoccupandosi del livello che aumentava a ogni passo.
Sembrava
quasi che questi pesci cantassero, o comunque erano in grado di produrre un
suono che incantava Veronica.
Man mano che proseguiva, i padroni del mare aumentavano sempre di più
in grandezza, ma la ragazza non aveva alcun timore. Arrivata così lontana
da riva da non riuscire più a sentire il fondale sotto i suoi piedi, un pesce,
superiore agli altri, iniziò a nuotarle intorno.
Continuò a girare nelle sue vicinanze
finchè, con uno scatto, la afferrò per i piedi, non procurandole, però, alcun dolore.
La tirò giù, sempre più infondo.
Lo stupore di Veronica salì alle stelle
quando si rese conto di poter respirare.
Si liberò quindi dal grosso pesce, che si
allontanò sconfitto, e partì per una perlustrazione della zona.
Vagò per un tempo che le sembrò durare ore,
nuotando assieme a banchi di pesci colorati e vicino a squali che continuavano
come se nulla fosse .
Improvvisamente il respiro iniziò a
mancarle, cercò di risalire il più in
fretta possibile, ma, attorno a lei, tutto si fece buio…
Si ritrovò poco dopo sulla spiaggia, nel
punto in cui si era seduta tempo prima.
Alla sua destra si trovava un noce di
cocco: ora era chiaro.
Doveva essere caduta e averla colpita
durante la mattinata, facendole immaginare tutto quanto.L’avventura era perciò solo frutto della sua
fantasia, che era tanto magnifica quanta la bellezza di quello che aveva,
virtualmente, appena vissuto.
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