martedì 21 ottobre 2014

la grande fantasia

Era di primo mattino, e il sole appena sorto luccicava sulle scaglie del mare appena increspato.

Veronica osservava lo spettacolo dall’alto di una duna di sabbia poco distante dall’inizio di quest’immensità, appoggiata al tronco di una giovane palma.
Era in vacanza su un’isola caraibica, con i suoi genitori, figlia unica: una noia mortale.
L’alba era l’unico momento che gradiva della giornata, in quanto nessuno era ancora sveglio, e tutto attorno a lei era ricco di una silenziosa tranquillità.
Si alzò dalla sua postazione di guardia sul gigante blu, e incominciò la passeggiata giornaliera sulla battigia, guardandosi a tratti i piedi, alla ricerca di qualche conchiglia dalla bellezza caratteristica di quelle del posto, a tratti il sole che lentamente saliva e a tratti camminando all’indietro per godersi la magia delle orme che sembrano poter resistere per sempre, ma che, alla prima onda, scompaiono, come se mai ci fossero state.
Vide, dopo qualche minuto di camminata dei pesci,colorati da mille diverse tonalità, che iniziarono a guizzare fuori dall’acqua.
Incuriosita, si diresse nell’oceano, sempre più al largo, non preoccupandosi del livello che aumentava a ogni passo.
 Sembrava quasi che questi pesci cantassero, o comunque erano in grado di produrre un suono che incantava Veronica.
Man mano che proseguiva,  i padroni del mare aumentavano sempre di più in grandezza,  ma la ragazza  non aveva alcun timore. Arrivata così lontana da riva da non riuscire più a sentire il fondale sotto i suoi piedi, un pesce, superiore agli altri, iniziò a nuotarle intorno.
Continuò a girare nelle sue vicinanze finchè, con uno scatto, la afferrò per i piedi, non procurandole, però, alcun dolore.
La tirò giù, sempre più infondo.
Lo stupore di Veronica salì alle stelle quando si rese conto di poter respirare.
Si liberò quindi dal grosso pesce, che si allontanò sconfitto, e partì per una perlustrazione della zona.
Vagò per un tempo che le sembrò durare ore, nuotando assieme a banchi di pesci colorati e vicino a squali che continuavano come se nulla fosse .
Improvvisamente il respiro iniziò a mancarle,  cercò di risalire il più in fretta possibile, ma, attorno a lei, tutto si fece buio…
Si ritrovò poco dopo sulla spiaggia, nel punto in cui si era seduta tempo prima.
Alla sua destra si trovava un noce di cocco: ora era chiaro.
Doveva essere caduta e averla colpita durante la mattinata, facendole immaginare tutto quanto.L’avventura era perciò solo frutto della sua fantasia, che era tanto magnifica quanta la bellezza di quello che aveva, virtualmente, appena vissuto.

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