lunedì 15 luglio 2013

Un vecchio amico


L'altro giorno, esaminando le mie carte, ho trovato nello scrittoio la copia di una lettera, spedita da circa un anno ad un vecchio compagno di classe:  era un po' stropicciata e sbiadita, ma si leggeva ancora:


Caro Giulio,
Sono Alessio, ti ricordi di me? Siamo stati compagni del liceo e vicini di banco per quasi un anno! Ormai sono quasi vent'anni che non ci si sente, ma ho saputo che ti sei trasferito in Argentina e così sono riuscito a recuperare il tuo indirizzo. Mi sei venuto in mente proprio tu, perché l'altro giorno, riordinando il mio studio, ho trovato una bellissima fotografia di noi due in gita scolastica nelle marche, quando eravamo in prima superiore.  Allora mi sono detto: chissà il mio vecchio Giulio come se la sta spassando?  E soprattutto in compagnia di chi? Beh, intanto ti parlo un po' di me: dopo il liceo, mi sono laureato in lingue e adesso faccio la guida turistica nella mia città, Bologna. Ti chiederai: a Bologna? Eh sì, non sei l'unico che ti sei trasferito! :) Quindici anni fa, mi sono sposato con Melissa e insieme ci siamo trasferiti a Bologna. É una bella città, con della gente molto simpatica e dei vicini eccezionali!  ;) Melissa lavora in un salone di parrucchiera  e abbiamo tre bellissimi  bambini: Caterina, Federico  e la piccola  Jessica. E tu invece? Sei sposato con figli o sei rimasto single? Dai vaghi ricordi del liceo, non ti ci vedrei con una famiglia, ma tutto è possibile: mi ricordo ancora, durante l'intervallo, andavi sempre a cercare qualche ragazza per chiacchierare un po'. Ogni giorno una diversa! ;) Che avventure le nostre! Aspetto con ansia delle tue notizie. Un abbraccio

Alessio

Finito di rileggere la lettera, ci rimasi un po' male. Insomma, io mi ero impegnato a scrivere una lettera decorosa (non ero mai stato molto bravo in italiano) senza correzioni o errori, ma della risposta nessuna traccia. Devo dire la verità: dopo averla spedita, non ci pensavo neanche tanto, poteva essere sbagliato l'indirizzo,  magari non abitava più in Argentina.... Mentre adesso  più ci penso, più ci resto male. La voce della piccola Jessica mi fa tornare alla realtà: «Papà vieni con me a giocare?». «Si tesoro, ora arrivo». Cerco di stamparmi un bel sorriso sulla faccia per non insospettire la piccola e mi dirigo in camera sua.

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