mercoledì 24 luglio 2013

Il passero solitario


Presto sarebbe volato via pure quello stupido febbraio e il vecchio Alex si sentiva profondamente infelice, ma in modo distaccato come se la sua vita appartenesse - sensazione fin troppo tipica e cruda ne convengo - a qualcun altro. Volando via anche Febbraio, sarebbe volato via anche il suo amico, il suo unico amico: Marc. L’aveva conosciuto circa una anno fa. Alex non è un tipo molto socievole, non gli piace molto la compagnia – non a caso lo chiamavano “il passero solitario”, anche se il passero solitario, sarebbe stato molto più disposto alla compagnia di qualcuno, di quanto lo fosse Alex -, preferisce il silenzio, la meditazione. Ma Marc… lui era diverso, ero un tipo di uomo che non si arrende molto facilmente; diciamo che è molto attratto dalle “cause perse”. Quando vide Alex per la prima volta, s’inventò una scusa qualunque per “attaccare bottone” con lui. Alex si vedeva che era irritato dalla cosa. Tutti in città sapevano del “passero solitario”, per questo nessuno andava mai a trovarlo o gli mandava una lettera o anche solo un biglietto di auguri per Natale. Marc, all’inizio, gli raccontò un po’ di sé: era stato mandato dalla sua compagnia lavorativa in quella piccola cittadina per risolvere delle questioni finanziarie. Disse che sarebbe rimasto lì per un anno, circa. Alex sembrava stupito perché non c’è niente di importante o anche solo d’interessante a Suffolk. I primi giorni furono i più duri. Marc andava da Alex tutte le mattine e stava con lui fino all’ora di pranzo. Alex odiava la cosa. Non vedeva l’ora che fosse l’una per poterlo cacciare dicendo che era in ritardo al lavoro. Fin quando un giorno Marc si prese un giorno libero e stette tutto il tempo con lui, apposta. Alex svenne al solo pensiero di una giornata intera, dodici ore, insieme ad un’altra persona. Quel giorno è stato il più bello di tutta la sua vita. Marc lo portò a pescare, a fargli vedere com’era la città, veramente, e non quello che pensava lui. Passarono giorni e giorni insieme. Alex era quello che si divertiva di più. Purtroppo però, Marc dovette tornare a Pensacola: il suo lavoro lì era terminato. Fu una tragedia, per entrambi. Non seppero dire niente il giorno della sua partenza, solo Alex ebbe il coraggio di dire “Grazie, non ricordavo cosa significasse avere un amico”. Marc sorrise, guardò il suolo e se ne andò. Il primo mese senza di lui era stato il più terrificante, il più freddo – non freddo perché era gennaio – senza Marc anche la cosa più bella, era orrenda, non era divertente. Non era… non c’era. Senza Marc, Alex non faceva più niente, tornò “il passero solitario” di prima. Presto sarebbe volato via pure quello stupido febbraio e il vecchio Alex si sentiva profondamente infelice, ma in modo distaccato come se la sua vita appartenesse - sensazione fin troppo tipica e cruda ne convengo - a qualcun altro, come se la vita del “passero solitario” appartenesse a Marc.

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