Presto sarebbe volato via pure quello stupido febbraio e il
vecchio Alex si sentiva profondamente infelice, ma in modo distaccato come se
la sua vita appartenesse - sensazione fin troppo tipica e cruda ne convengo - a
qualcun altro. Volando via anche Febbraio, sarebbe volato via anche il suo
amico, il suo unico amico: Marc. L’aveva conosciuto circa una anno fa. Alex non
è un tipo molto socievole, non gli piace molto la compagnia – non a caso lo
chiamavano “il passero solitario”, anche se il passero solitario, sarebbe stato
molto più disposto alla compagnia di qualcuno, di quanto lo fosse Alex -,
preferisce il silenzio, la meditazione. Ma Marc… lui era diverso, ero un tipo
di uomo che non si arrende molto facilmente; diciamo che è molto attratto dalle
“cause perse”. Quando vide Alex per la prima volta, s’inventò una scusa
qualunque per “attaccare bottone” con lui. Alex si vedeva che era irritato dalla
cosa. Tutti in città sapevano del “passero solitario”, per questo nessuno
andava mai a trovarlo o gli mandava una lettera o anche solo un biglietto di
auguri per Natale. Marc, all’inizio, gli raccontò un po’ di sé: era stato
mandato dalla sua compagnia lavorativa in quella piccola cittadina per
risolvere delle questioni finanziarie. Disse che sarebbe rimasto lì per un
anno, circa. Alex sembrava stupito perché non c’è niente di importante o anche
solo d’interessante a Suffolk. I primi giorni furono i più duri. Marc andava da
Alex tutte le mattine e stava con lui fino all’ora di pranzo. Alex odiava la
cosa. Non vedeva l’ora che fosse l’una per poterlo cacciare dicendo che era in
ritardo al lavoro. Fin quando un giorno Marc si prese un giorno libero e stette
tutto il tempo con lui, apposta. Alex svenne al solo pensiero di una giornata
intera, dodici ore, insieme ad un’altra persona. Quel giorno è stato il più
bello di tutta la sua vita. Marc lo portò a pescare, a fargli vedere com’era la
città, veramente, e non quello che pensava lui. Passarono giorni e giorni
insieme. Alex era quello che si divertiva di più. Purtroppo però, Marc dovette
tornare a Pensacola: il suo lavoro lì era terminato. Fu una tragedia, per
entrambi. Non seppero dire niente il giorno della sua partenza, solo Alex ebbe
il coraggio di dire “Grazie, non ricordavo cosa significasse avere un amico”. Marc
sorrise, guardò il suolo e se ne andò. Il primo mese senza di lui era stato il
più terrificante, il più freddo – non freddo perché era gennaio – senza Marc
anche la cosa più bella, era orrenda, non era divertente. Non era… non c’era.
Senza Marc, Alex non faceva più niente, tornò “il passero solitario” di prima. Presto
sarebbe volato via pure quello stupido febbraio e il vecchio Alex si sentiva
profondamente infelice, ma in modo distaccato come se la sua vita appartenesse
- sensazione fin troppo tipica e cruda ne convengo - a qualcun altro, come se
la vita del “passero solitario” appartenesse a Marc.
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