martedì 30 luglio 2013

l'esplosione

  1. Presto sarebbe volato via pure quello stupido febbraio e il vecchio Alex si sentiva profondamente infelice ma in modo distaccato come se la sua vita appartenesse - sensazione fin troppo tipica e cruda ne convengo - a qualcun altro. Ogni giorno si alzava, faceva colazione, portava a spasso il cane, puliva la casa... Erano queste le uniche azioni che ripeteva e ripeteva ogni giorno. Alex era un vecchio robot di una famiglia agiata della provincia di Cremona, apparteneva a loro da generazioni e continuava a servire i suoi padroni, pur essendo un modello non di ultima generazione riusciva comunque a svolgere i suoi compiti. Ogni sei mesi venivano dei tecnici e controllare che fosse tutto funzionante in Alex, ma nell'ultimo periodo le visite divennero più frequenti, soprattutto dopo la morte improvvisa del padrone, la signora Rossi, ex moglie di quest'ultimo, si ero impadronita della casa, aveva riavuto la custodia dei figli e quella di Alex, intensificando i controlli fino ad arrivare ad una volta a settimana. Dopo sette mesi dalla morte del padrone dichiararono Alex incapace di svolgere le proprie mansioni, inoltre di essere un pericolo per la famiglia se non per tutto il quartiere. Così alex fu portato al centro di riutilizzo per vecchi robot, dove una volta arrivato venne messo in fila per essere smontato. I figli della signora Rossi andarono per assistere al processo con la loro nonna paterna, ma qualcosa andò storto e uno dei robot esplose, quale non si sa. Nessuno nella centrale sopravvisse e molti parlarono di attentato, ma la polizia archiviò il caso che rimase senza colpevole.

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