domenica 28 luglio 2013

Girone dantesco

La notte del trenta agosto 2039 un'ondata di caldo eccezionale soffocava gli Stati Uniti.
Il termometro a New York segnò quarantadue gradi; a mezzanotte tutte le docce della città emisero un ululato di agonia, e il rantolo delle tubature annunciò che l'erogazione di acqua era sospesa fino alle otto di mattina…
Mattew imprecò sonoramente quando, aprendo il getto dell'acqua gelida del rubinetto, scoprì che non ne scendeva nemmeno una gocciolina.
La disperazione cominciava a farsi largo dentro di lui: aveva finito il ghiaccio nel freezer alle quattro di pomeriggio, il suddetto freezer ed il frigorifero si erano sbrinati per essere stati lasciati aperti nel vano tentativo di raffreddare la casa, il condizionatore non rinfrescava niente... fin'ora aveva risolto il problema del caldo torrido facendosi una doccia gelida ogni cinque minuti circa, ma adesso?
Sconsolato guardò il termometro che segnava i trentotto gradi. In casa.
Per fortuna era a casa da solo e quindi quell'isterica di sua sorella non poteva rompere le scatole con tutte le sue scenate; dopotutto le cose potevano andargli anche peggio.
Mattew aveva appena formulato questo confortate pensiero quando il campanello suonò.
“Se una cosa può andare peggio di come sta andando lo farà.” -Legge di Murphy
Mai parole furono più veritiere nel caso del nostro povero ragazzo che si scostò dalla porta guardando angosciato quel donnone petulante ed estremamente insofferente al caldo, che era la sua vicina, entrare in casa.
Era passato un quarto d'ora, un lungo, lunghissimo, interminabile quarto d'ora da quando la signora Stevenson era entrata dalla porta; un quarto d'ora durante il quale Mattew era stato ridotto in schiavitù forzata ed era stato costretto a dare fondo alle ultime due bottiglie d'acqua per preparare il pediluvio alla vecchia (alla quale aveva allegramente augurato di finire nel peggiore girone dantesco esistente), spostare il divano sotto al condizionatore e salire dai vicini per chiedere del ghiaccio.
Finalmente si sedette per terra e, cercando di ignorare le gocce di sudore che gli colavano dai capelli, si addormentò.
Sognò di essere all'inferno, faceva un caldo atroce e la stanza, tanto per essere originali, era di un rosso cupo con le pareti di fuoco; davanti a lui c'erano quattro diavoli rossi, con corna nere e con un lungo forcone acuminato in mano (anche loro molto innovativi).
Questi stavano discutendo tra loro su quale orribile tortura infliggere al ragazzo, la cui colpa era aver copiato le risposte del compito di matematica: il primo sosteneva che avrebbe dovuto essere frustato per l'eternità, il secondo ribadiva a gran voce che dovevano sottoporlo alle sevizie di tutti i residenti degli Inferi, il terzo avrebbe tanto voluto spedirlo a fare calcoli a mente per il resto della sua interminabile vita, mentre il quarto ebbe la madre di tutte le idee geniali: propose di affidare il povero sventurato alle “cure” dell'anziana che sicuramente avrebbe saputo come punirlo degnamente. I quattro spiritelli scoppiarono in una risata sadica (altro clichè, Mattew era carente d'immaginazione) e lo trascinarono al cospetto di un essere enorme, probabilmente donna, che assomigliava sospettosamente alla signora Stevenson.
Il ragazzo sgranò gli occhi terrorizzato e iniziò ad invocare pietà e ad urlare.
Riaprì gli occhi accorgendosi di essere sdraiato sul pavimento del suo salotto, in una pozza di sudore e con la signora Stevenson che russava sul divano.
L'orologio segnava le otto e trenta e il termometro i ventinove gradi.
Mattew corse in bagno aprendo il getto della doccia, la sua amata doccia, e ci si buttò sotto ancora vestito ridendo come un bambino.

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