mercoledì 31 luglio 2013

La lettera scarlatta.

L'altro giorno, esaminando le mie carte, ho trovato nello scrittoio la copia di una lettera, spedita da circa un anno ad un vecchio compagno di scuola: era una lettera cifrata. In ogni angolo erano presenti i simboli più strani, che, per un occhio inesperto, sarebbero risultati addirittura incomprensibili. 

Per persone come me e Tobias, al contrario, era un modo per comunicare senza la paura di essere “scrutati” da  occhi indiscreti.
Avevamo brevettato questo sistema di comunicazione lo stesso anno in cui era nata la nostra grande amicizia.
Frequentavamo entrambi le scuole superiori, eravamo compagni di banco da qualche giorno e l’unico modo che avevamo per comunicare senza farci notare era questo.
Un codice a base di “scarabocchi” accessibili solo alle nostre due menti. Poteva sembrare un alfabeto runico, ma era completamente diverso.   
Quella piccola invenzione ci aveva legato indissolubilmente per anni ed anni rendendoci i più grandi confidenti che entrambi potessimo mai avere, ma non era servita quando Tobias aveva deciso di trasferirsi in un altro continente.
Me ne aveva solamente accennato il giorno prima di partire, quando tutte le sue cose era state impacchettate e spedite a Union, nel Kentucky..
Se qualcuno avesse spulciato tra quelle grandi scatole di cartone avrebbe pure trovato i frammenti di una vita spezzata con l’ausilio di poche parole.
“Mi traferisco a Union per sempre”, aveva detto, senza nemmeno chiedermi cosa ne pensassi.
Io, da ragazza troppo emotiva, come aveva osato definirmi Tobias anni addietro, ero scoppiata in lacrime come da repertorio. Non avevo proferito nemmeno parola; mi ero limitata a lasciare che le lacrime scendessero come cascate, tracciando irregolari linee di nero sul mio viso. 
Ieri, m’è bastato stringere un secondo quella lettera al petto per ricordare esattamente l’insensibile scena con cui c’eravamo congedati..
Io e Tobias, il suo abbraccio schivato, e poi la mia fuga da lui e dalla mia vecchia vita che stava per essere trascinata in America.
Oggi invece, dopo essermi rigorosamente chiusa la porta dello studio alle spalle, riafferro quella lettera e la rileggo, sfiorando ogni tanto i disegni impressi con l’inchiostro blu scuro sulla carta ormai ingiallita.
Per la prima volta, sento un sorriso malinconico affiorare sul mio viso, come se, ormai, in una sola notte, quella parte della mia vita fosse stata archiviata per sempre.
Dopo averla riletta, porto con me la lettera in soggiorno, fino davanti al camino e la lascio andare, per chiudere definitivamente Tobias fuori dalla mia vita.
Ho imparato ad essere felice senza il mio migliore amico e devo saper tirare avanti.
Osservo la carta bianca, ormai mutata in marrone scuro, contorcersi tra le fiamme per poi diventare semplice cenere.

Inspiro a fondo e esco per un momento di casa con il solo scopo di recuperare la posta. Nella cassetta delle lettere, dove la linguetta rossa troneggia alzata per segnalare la presenza di messaggi, trovo una busta che attira immediatamente la mia attenzione. Rossa, esattamente come il mio colore preferito.
Sulla copertina, solitario, rimane impresso il mio nome, “Julia Wards”. La apro guidata da un moto di estrema curiosità, e con mio grande stupore, trovo un sottile foglio di carta bianca riempito in ogni suo punto di codici.
Ed in un momento capisco che mi sbagliavo, che è impossibile chiudere il Tobias, il mio migliore amico, fuori dalla mia vita, perché troverà sempre un modo per ritornare a farne parte.
Rimango lì fuori, al freddo invernale, coperta solo da una felpa non abbastanza pesante per potermi scaldare, ma al momento non mi importa.
So i significati dei simboli a memoria, perciò riesco a tradurla all’istante.

Cara Julia,
forse questo non è nemmeno il modo giusto per cominciare, visto che è passato un anno dall’ultima tua lettera. Devo ammetterlo, eri riuscita a commuovermi con poche semplici frasi.. Il solo fatto che tu avessi usato il nostro alfabeto mi aveva fatto capire che non mi odiavi veramente, e mi ha anche dato la forza di scriverti, oggi, questa lettera..
Non si tratta di una missiva di semplici scuse, perché so che, in confronto a ciò che ho da dirti, non varrebbe nulla.
Esattamente due anni fa, quando tu chiudesti a chiave la porta alle tue spalle, mentre io rimanevo lì a fissarla sotto la pioggia, mi ero sentito come se mi avessi appena chiuso fuori dalla tua vita e ti detestavo per questo, perché pensavo ti rifiutassi di essere felice per me.
Quella lettera però, mi ha fatto ricordare il giorno in cui c’eravamo incontrati a scuola. In quel momento ho capito che quello è stato il giorno più bello della mia vita, e mi rifiuto di vivere lontano da te, ancora un giorno di più.
Se risponderai, ovviamente lo farai per impedirmi di tornare, al contrario, se entro un giorno non riceverò risposta, potrai trovarmi all’aeroporto, solo per te.
A presto, spero..
Tobias”

Scoppio a ridere come se qualcuno mi avesse appena fatto il solletico, ma in realtà sono da sola, nel bel mezzo della strada, pronta a raccogliere sul capo i primi fiocchi di neve dell’intera stagione.


Sì, sono preparata a chiudere fuori dalla mia vecchia vita Tobias, il mio migliore amico…ma lo sono altrettanto per accoglierlo come una nuova persona, come quella che ha sempre pensato a me, nonostante si trovasse lontano..

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