L'altro
giorno, esaminando le mie carte, ho trovato nello scrittoio la copia di una
lettera, spedita da circa un anno ad un vecchio compagno di scuola: era una lettera cifrata. In ogni
angolo erano presenti i simboli più strani, che, per un occhio inesperto,
sarebbero risultati addirittura incomprensibili.
Per persone come me e
Tobias, al contrario, era un modo per comunicare senza la paura di essere
“scrutati” da occhi indiscreti.
Avevamo brevettato
questo sistema di comunicazione lo stesso anno in cui era nata la nostra grande
amicizia.
Frequentavamo entrambi
le scuole superiori, eravamo compagni di banco da qualche giorno e l’unico modo
che avevamo per comunicare senza farci notare era questo.
Un codice a base di
“scarabocchi” accessibili solo alle nostre due menti. Poteva sembrare un
alfabeto runico, ma era completamente diverso.
Quella piccola
invenzione ci aveva legato indissolubilmente per anni ed anni rendendoci i più
grandi confidenti che entrambi potessimo mai avere, ma non era servita quando
Tobias aveva deciso di trasferirsi in un altro continente.
Me ne aveva solamente
accennato il giorno prima di partire, quando tutte le sue cose era state
impacchettate e spedite a Union, nel Kentucky..
Se qualcuno avesse spulciato tra quelle grandi scatole di
cartone avrebbe pure trovato i frammenti di una vita spezzata con l’ausilio di poche parole.
“Mi traferisco a Union
per sempre”, aveva detto, senza nemmeno chiedermi cosa ne pensassi.
Io, da ragazza troppo emotiva, come aveva osato
definirmi Tobias anni addietro, ero scoppiata in lacrime come da repertorio. Non avevo proferito
nemmeno parola; mi ero limitata a lasciare che le lacrime scendessero come
cascate, tracciando irregolari linee di nero sul mio viso.
Ieri, m’è bastato
stringere un secondo quella lettera al petto per ricordare esattamente l’insensibile scena con cui c’eravamo congedati..
Io e Tobias, il suo
abbraccio schivato, e poi la mia fuga da lui e dalla mia vecchia vita che stava
per essere trascinata in America.
Oggi invece, dopo
essermi rigorosamente chiusa la porta dello studio alle spalle, riafferro
quella lettera e la rileggo, sfiorando ogni tanto i disegni impressi con l’inchiostro
blu scuro sulla carta ormai ingiallita.
Per la prima volta,
sento un sorriso malinconico affiorare sul mio viso, come se, ormai, in una
sola notte, quella parte della mia vita fosse stata archiviata per sempre.
Dopo averla riletta,
porto con me la lettera in soggiorno, fino davanti al camino e la lascio
andare, per chiudere definitivamente Tobias fuori dalla mia vita.
Ho
imparato ad essere felice senza il mio migliore amico e devo saper tirare
avanti.
Osservo la carta bianca,
ormai mutata in marrone scuro, contorcersi tra le fiamme per poi diventare
semplice cenere.
Inspiro a fondo e esco
per un momento di casa con il solo scopo di recuperare la posta. Nella cassetta
delle lettere, dove la linguetta rossa troneggia alzata per segnalare la
presenza di messaggi, trovo una busta che attira immediatamente la mia
attenzione. Rossa, esattamente come
il mio colore preferito.
Sulla copertina,
solitario, rimane impresso il mio nome, “Julia Wards”. La apro guidata da un
moto di estrema curiosità, e con mio grande stupore, trovo un sottile foglio di
carta bianca riempito in ogni suo punto di codici.
Ed in un momento
capisco che mi sbagliavo, che è impossibile chiudere il Tobias, il mio migliore
amico, fuori dalla mia vita, perché troverà sempre un modo per ritornare a
farne parte.
Rimango lì fuori, al
freddo invernale, coperta solo da una felpa non abbastanza pesante per potermi
scaldare, ma al momento non mi importa.
So i significati dei
simboli a memoria, perciò riesco a tradurla all’istante.
“Cara Julia,
forse
questo non è nemmeno il modo giusto per cominciare, visto che è passato un anno
dall’ultima tua lettera. Devo ammetterlo, eri riuscita a commuovermi con poche
semplici frasi.. Il solo fatto che tu avessi usato il nostro alfabeto mi aveva
fatto capire che non mi odiavi veramente, e mi ha anche dato la forza di
scriverti, oggi, questa lettera..
Non
si tratta di una missiva di semplici scuse, perché so che, in confronto a ciò
che ho da dirti, non varrebbe nulla.
Esattamente
due anni fa, quando tu chiudesti a chiave la porta alle tue spalle, mentre io
rimanevo lì a fissarla sotto la pioggia, mi ero sentito come se mi avessi
appena chiuso fuori dalla tua vita e ti detestavo per questo, perché pensavo ti
rifiutassi di essere felice per me.
Quella
lettera però, mi ha fatto ricordare il giorno in cui c’eravamo incontrati a
scuola. In quel momento ho capito che quello è stato il giorno più bello della
mia vita, e mi rifiuto di vivere lontano da te, ancora un giorno di più.
Se
risponderai, ovviamente lo farai per impedirmi di tornare, al contrario, se
entro un giorno non riceverò risposta, potrai trovarmi all’aeroporto, solo per
te.
A presto, spero..
Tobias”
Scoppio a ridere come
se qualcuno mi avesse appena fatto il solletico, ma in realtà sono da sola, nel
bel mezzo della strada, pronta a raccogliere sul capo i primi fiocchi di neve
dell’intera stagione.
Sì, sono preparata a
chiudere fuori dalla mia vecchia vita Tobias, il mio migliore amico…ma lo sono
altrettanto per accoglierlo come una nuova persona, come quella che ha sempre
pensato a me, nonostante si trovasse lontano..
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.