mercoledì 11 settembre 2013

La scogliera.

"Children, don't play with children you don't know": ogni mattina le stesse parole, in tono più lamentoso che autorevole, e che la vastità della spiaggia inghiottiva e disperdeva senza eco. I due ragazzi, un maschio e una femmina, erano avvezzi a riceverla come un segno di stanco commiato che significava, in sostanza, "fate il comodo vostro e non seccate".

D'altronde, i genitori avevano intenzione di trarre il maggior beneficio possibile da quell'unica vacanza che, con tanti sforzi, si erano permessi; quindi i bambini erano, per loro, un incredibile peso. Essi non informavano mai i genitori di ciò che facevano durante la giornata o di dove andavano, né questi si interessavano a chiederlo. John, il maschio, lanciò un'occhiata d'intesa alla sorella, Donna, e subito sfrecciarono via. Corsero a perdifiato verso la scogliera, un'enorme barriera alta e rocciosa. Una volta arrivati, si fermarono e si sorrisero euforici. John prese l'iniziativa, e si avviò al mare limpido e pulito. Subito Donna lo seguì, e, nella foga di raggiungerlo, inciampò un paio di volte in alcuni sassi lisci e tondeggianti. L'acqua era meravigliosa; Ondeggiava al ritmo del vento lentamente, producendo una lieve sinfonia che allietava i bambini. Donna restava seduta sulla riva, giocando con dei piccoli granchi rossi tutti sporchi di sabbia. Si divertiva a prenderli in mano, immergerli nel mare, ed osservare i loro movimenti rapidi e decisi. John, invece, amava nuotare al largo. Si distendeva supino e si lasciava cullare dalle onde, mentre tanti piccoli pesci gli sfioravano le gambe e le braccia. Ad un tratto Donna gridò. John si voltò immediatamente e vide la sorellina piangere. La raggiunse subito, improvvisando uno stile libero degno di una gara sportiva. Donna era rossa in viso, ed il suo volto era segnato dalle lacrime; respirava in modo sincopato e, di tanto in tanto, singhiozzava. Teneva il dito indice della mano destra stretto nella mano sinistra e questo fece intuire a John che non era nulla di grave: era semplicemente stata attaccata da un granchio, che si era appeso al suo dito piccolo e affusolato. La confortò e la strinse forte; sentiva il suo cuore battere velocemente. Decise di farle dimenticare quanto successo e, a questo proposito, se la pose sulle spalle e iniziò a correre verso il mare. Donna, che dall'alto poteva osservare molte più cose, smise subito di piangere, e iniziò a gesticolare verso un punto in cui mare e scogliera si intrecciavano. John seguì le indicazioni della sorella, ed arrivò ad una grotta. Entrarono ed osservarono meravigliati. L'acqua rifletteva i raggi del sole ed illuminava le pareti di roccia, in cui erano incastonate pietre simili a diamanti e piccole conchiglie. Si sedettero su una sporgenza piuttosto grande e restarono per ore ad ammirare la grotta. Donna, ad un tratto, scoppiò a piangere; era passato davvero tanto tempo, e il sole stava per calare. Il cielo era un dipinto di colori caldi che si scioglievano tra le nuvole e si mescolavano tra loro. John volle guardare ancora un poco il tramonto che aveva ora colorato la grotta di rosa e rosso. Ma la bambina non ne voleva sapere, e si allontanò da sola. Il fratello la seguì per paura che si mettesse nei guai e la condusse a riva. "Ora che siamo usciti dalla grotta, perché piangi?" domandò John. "Ho fame!" esclamò la bambina tra i singhiozzi. A quel punto entrambi si misero a ridere e tornarono dai genitori, che non si erano nemmeno accorti della loro assenza.

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