"Children, don't play with children you don't know": ogni mattina le stesse parole, in tono più lamentoso che autorevole, e che la vastità della spiaggia inghiottiva e disperdeva senza eco. I due ragazzi, un maschio e una femmina, erano avvezzi a riceverla come un segno di stanco commiato che significava, in sostanza, "fate il comodo vostro e non seccate"…
Il legame tra quei due gemelli cominciò ad esistere a partire dalla loro nascita, uniti da un amore che supera quello tra amici, fidanzati. Quelle due anime frizzanti erano le più compatibili del pianeta, alcuni li chiamavano migliori amici.
Quelli che lottano per mangiare la fetta di torta più grande ma nel bisogno, sono capaci di regalarsi torte intere.
Ovunque insieme: a scuola, a casa, in piscina, in libreria, in vacanza. Ogni vacanza era trascorsa assieme come appunto questa.
Abbandonati dagli apparenti silenziosi ululati dei genitori, se ne andarono, come tutte le altre volte.
I loro piedi scalzi facevano ampi e allegri passi sui finissimi granuli di sabbia che a quell'ora ancora erano freschi.
Sulla riva c'era poca gente: un padre con una bambina di più o meno tre anni e due vecchietti felici che leggevano il giornale, niente di più.
Tutti e due in costume si lanciarono in quell'acqua limpida come le loro giovani anime. Sguazzarono velocemente fino ad arrivare sugli scogli più vicini e lì, con la pancia al cielo e la mente lontana, si misero a fissare quel vuoto che pareva pienissimo di sogni e aspettative.
Quando l'afa era troppa anche per loro, tornarono sulla spiaggia, insieme, come sempre. Giocavano, leggevano lo stesso libro, ascoltavano la stessa musica. Fatti dei genere si ripetevano ogni giorno, avevano una vita pressoché uguale.
Stettero tutto il giorno al mare, fino al tramonto, quando chissà per quale ragione si trovarono divisi. Si, divisi per modo di dire, il ragazzo era dall'altra parte della spiaggia, e la sorella seduta su un ponte che guardava l'orizzonte. Una sensazione assai strana, con brividi annessi: per la prima volta non erano insieme, quei due.
Quella palla di fuoco era rossa più che mai, le nuvole si erano dipinte di rosa e l'acqua rifletteva lo stesso colore. Intanto ascoltavano le onde ammaglianti che facevano avanti e indietro sulla riva, portandosi con sé dei minuscoli pesci che senza impegno, si facevano cullare dolcemente. A rompere questa tranquillita era forse la bambina di tre anni che si metteva a piangere o quei due gabbiani che svolazzavano liberissimi nei cielo.
E per la prima volta il tramonto sembrava diverso, il più bello della storia.
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