Quando lo vidi per la prima volta, Terry Lennox era ubriaco in una Rolls Royce fuori serie, di fronte alla terrazza del "Dancers".
Era un uomo alto e massiccio; i suoi muscoli gonfi sembravano dover scoppiare e scoraggiavano chiunque a mettersi contro di lui. L'intero paese vociferava che bastava un solo sguardo per capire chi fosse. Lo chiamavano "Il terribile". Ero piuttosto scettico, insomma non credevo affatto a quelle leggende ed ero sicuro che quel Lennox non mi avrebbe di certo fatto balbettare dallo sgomento. E così accadde. Non ebbi nessun attacco di panico quando mi si presentò davanti, ma lo riconobbi dai volti inorriditi che ci circondavano. Lo stato di ebbrezza in cui si trovava mi infondeva coraggio. Avevo promesso a me stesso che avrei sfatato il mito del "terribile" e quella sera ne avevo l'occasione. "Salve, Lennox!" esclamai sfoderando uno dei miei migliori sorrisi. I suoi occhi gialli mi illuminarono come i fari di una macchina in una strada buia. Mugugnò una sorta di saluto che sfociò in una risata isterica. "È così che si saluta un vecchio amico?! Coraggio, alzati da lì!" Bluffai. Mi lanciò un'occhiata sinistra e per un momento temetti di essere stato scoperto. Poi il suo viso di fece più limpido; probabilmente stava cercando di ricordare chi fossi, quindi il mio piano stava funzionando! "Io non ti conosco, dimmi il tuo nome, straniero!" Ringhiò acido. "Come straniero?! Non ti ricordi di me? David Tarvis ti dice nulla?" risposi ammiccando. L'uomo sembrò avere un flash. Aveva la fronte corrugata e una mano serrava stretto il mento. "Oh, ma tu sei il mio amico David! Si, ora ricordo!" disse accennando un sorriso. Guardandolo negli occhi ebbi la sensazione che lui stesso mi stesse raggirando. "Vieni amico, andiamo dentro a bere qualcosa, dobbiamo raccontarci tante cose!" propose allegramente. Sembrava più sobrio di poco prima, ma meglio così, avrei potuto parlargli e capire chi si nascondesse sotto quella crudele e violenta copertura. Entrammo in un pub, il primo sulla sinistra, lo ricordo bene. Mi offrì un drink che accettai di buon grado e poi si scusò di quanto successo poco prima. "Da molto tempo dovevo parlarti, David. Le cose sono cambiate molto e credo di doverti mostrare una cosa" sussurrò con voce saggia. Lo seguii fino alla porta sul retro, ed una volta usciti mi ritrovai completamente in balia di quel mastodontico mostro. I suoi occhi si ingrandirono, e le sue fauci si spalancarono. Mi afferrò saldamente e mi graffiò il ventre con i suoi artigli. Persi molto sangue, e l'unica cosa che ricordo è che mi svegliai in un letto d'ospedale annaspando. Per una volta, le leggende popolari s'erano rivelate vere.
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