mercoledì 11 settembre 2013

Storie di un fratello maggiore

Il mio disgraziato fratello ha sempre avuto tante pretese nella vita, e da piccolo non mi lasciava mai in pace a volermi raccontare tutte le sue storie e sogni da ragazzo. Io non sapevo neanche di cosa parlasse, ma per calmarlo facevo quella funzione di ascoltare i suoi discorsi e applaudirlo, in quanto ero il fratello minore. Mi toccava sorbirmi tutti i suoi discorsi.
Un giorno, come al solito si sedette davanti a me, e sapevo che qua c'era l'ora della storia. Questa volta però, non so perché, mi sentivo che ci stava qualcosa di intrigante e interessante.
"Luca, devi sapere, che una volta, ancora prima che tu nascessi, sono...scappato di casa. Vuoi conoscere tutta la storia?"
E io risposi che certo, volevo saperla tutta!
"Bene. Devi sapere che quando avevo 15 anni ero un ragazzo, a dir poco, ribelle. I nostri genitori facevano una fatica immane per mandarmi a scuola. Cosí, un bel giorno, misi tutto il necessario nello zaino (qualche vestito, dell'acqua, giusto qualche bottiglietta, qualche barretta di cioccolato e qualche brioches, una tenda e un sacco a pelo per dormire, e, ovviamente tutti i soldi che avevo), tranquillamente uscii per avviarmi verso scuola.
Tutto andò tranquillo, e alle 13 suonò la campanella, cosí uscii dalla scuola e, invece di andare a casa, andai verso la direzione opposta. Con calma, nessuno che mi chiedeva niente, solo la mia migliore amica Federica sapeva che volevo scappare; stavo prendendo una stradina di campagna che portava nei campi e dopo avrei preso il pullman nel paesino che si trovava vicino al mio per andare chissà dove. Fino alla fermata del pullman andò tutto bene, purtroppo, però, si faceva tardi e i nostri genitori si stavano preoccupando cosí chiamarono Federica e lei disse loro che io mi trovavo da lei a dormire. Quella notte andai in un piccolo boschetto e misi la tenda e stetti li tutta la notte: é stato bellissimo: tutti i rumori della natura, gli animali, i gufi, i grilli, magnifico. La mattina, quando mi svegliai mi ritrovai pieno di chiamate perse e messaggi dei miei genitori: me ne fregai. Verso le 11 però Federica mi chiamò dicendo che i miei genitori erano preoccupatissimi, di tornare a casa. Io sinceramente, non ne avevo voglia di tornare a casa. Stetti tutto il giorno a pensarci sopra, sapevo che loro, anche se li facevo dannare tutti i santissimi giorni, mi volevano un bene dell'anima. Cosí decisi di tornare a casa e, anche se non mi fecero uscire con i miei amici per un mese e mi sequestrarono il cellulare, capii che avevo sbagliato e da quel giorno in poi cominciai a comportarmi bene.
So che non era il finale che ti aspettavi però volevo farti capire che i nostri genitori fanno del loro meglio per educarci!"
Com'era entrato in camera mia se ne andò. Ma capii che lui mi raccontava tutte le sue avventure roccambolesche per far si che io non commettessi errori che lui aveva già compiuto.

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