Presto sarebbe volato via pure quello stupido febbraio
e il vecchio Alex si sentiva profondamente infelice ma in modo distaccato come
se la sua vita appartenesse - sensazione fin troppo tipica e cruda ne convengo
- a qualcun altro.
Era già passato un anno dalla sua prima volta, la
prima volta che tirò quella stupida manovella, fu amore a prima vista, si
innamorò dei numeri che andavano su e giù e del rumore delle monetine che
scendevano. Iniziò ad a tentare la fortuna una volta settimana, iniziava a
vincere un sacco di soldi, era felice e tutto stava andando nel verso giusto.
Vinceva spesso e così iniziò ad andare alle slot machine ogni giorno, le cose a
casa però iniziavano a non andare bene, Christine non sembrava contenta di
quello che Alex faceva nel tempo libero. litigavano sempre più spesso,
iniziarono a mancare i soldi e Alex non vinceva più. Non rinunciò a giocare ugualmente e Christine se ne andò,
Alex non era più felice, non aveva più nessuno ad aspettarlo a casa, non aveva
più amici, c’era solo quella maledetta macchinetta. Vinceva e investiva i soldi
appena vinti finchè non rimase senza niente. Era stato costretto a ipotecare la
casa, non gli era rimasto niente e non aveva nemmeno più i soldi per andare a
giocare. L’idea di non poter più tirare la manovella lo faceva impazzire, era
dipendente. Gioco d’azzardo patologico, si chiamava così la sua malattia. Non
era più lo stesso Alex, aveva perso tutto, ma era troppo tardi per cercare di
rimediare agli errori fatti, Christine non sarebbe più tornata. Aveva smesso,
lo decise quel maledetto febbraio, non voleva più essere dipendente dal gioco,
ne era convinto. Un giorno mentre stava passeggiando lungo il fiume trovò una
banconota, era una banconota da cinque. Rimase lì a guardarla per qualche
secondo, poi si decise, l’avrebbe giocata. L’ultima giocata. Era tutto
eccitato, quasi felice e quando si sedette sulla sedia alla macchinetta sentì
un brivido passargli sulla schiena. Tirò la manovella, quella che lo
affascinava così tanto. Gli si fermò il cuore quando i numeri si fermarono,
aveva vinto. Aveva vinto ventimila euro, Alex non riusciva crederci, non sapeva
se piangere o gridare. Alex riuscì a smettere e con quei soldi dopo qualche
mese decise di aprire un centro di cura
per il gioco d’azzardo patologico. Come lui erano moltissime di persone le che avevano
distrutto la loro vita puntando soldi ai casinò, alle slot machine, al poker e
alle lotterie. Arrivano tutti infelici come era stato lui e Alex decise di
aiutarli a tornare felici come lo era diventato lui.
"Il gioco d'azzardo corrompe le nostre inclinazioni, e ci insegna
l'abitudine dell'ostilità contro i nostri simili." (Thomas
Jefferson)
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