(in poche parole qualche chicca su un mio compaesano perseguitato da un chiodo fisso: completare quell’incasinato puzzle di nome Italia Pietro Ripari e’ nato in un bel giorno di sole del 18 luglio1802, in una zona del mio paese (Solarolo Rainerio) immersa nel verde. Tanto per cambiare i suoi genitori erano contadini e ode all’originalità erano assai squattrinati… il fatto che la vita sembrasse imporgli il futuro, che tra l’altro si prospettava vuoto e monotono non fece altro che attizzare il suo spirito di contraddizione e alla faccia del destino studiò da solo fino a quando si iscrisse all’università e diventò medico.
Persone come lui che vengono bonariamente definite “teste calde” appena trovano le condizioni ideali (e soprattutto le persone giuste!) non aspettano molto prima di coalizzarsi fra di loro per realizzare ideali comuni. Visto che amava esagerare non fece soltanto parte della carboneria, ma anche della Giovane Italia. Ma perché lo ricordiamo come un personaggio storico se è un comune esemplare di “bastian contrario?” La sua carriera di “personaggio storico” prende il via nel 1849 quando conobbe il suo “trampolino di lancio”: Giuseppe Garibaldi. Scommetto che il suo oroscopo in quel periodo era una meraviglia, dato che oltre alla carriera di personaggio storico andava a gonfie vele anche quella di medico, con incarichi niente male: divenne direttore generale delle ambulanze e purechirurgo maggiore della seconda brigata della divisione Garibaldi. Tuttavia il nostro amico non aveva le mani pulite ( è un eufemismo per dire che le aveva luride) e non parlo di cose da poco: documenti compromettenti, passaporti svizzeri, americani, lettere a Carlo Alberto in cui gentilmente offriva dritte per sconfiggere gli austriaci. A quei tempi esisteva ancora la Giustizia (volutamente scritta con la G maiuscola) e quindi si beccò 20 anni di carcere, dopo sette anni gli astri tornarono dalla sua parte e venne graziato da Pio IX, tutto questo con un però: che abbandonasse gli stati romani e si recasse in America. Il papa nutriva verso di lui un duplice sentimento di amore-odio che lo spinse nel nome del primo a graziarlo e nel nome del secondo ad affibbiargli l’affettuoso epiteto di “Mal arnese assai pericoloso… più pericoloso dello stesso Mazzini” Ovviamente Pietro interpretò l’obbligo all’esilio come un gentile consiglio, e come tale lo rifiutò categoricamente. Si concesse una “Vacanza a Londra” per poi rientrare, un anno dopo per partire con i mille a Quarto. Quando si dice che l’età non conta… Se ne infischiava altamente dei suoi sessant’anni, dei suoi capelli ormai bianchi, I compagni lo descrivono ancora più motivato che nel ’49 e dall’alto dell’incarico di medico-capo molto spesso scendeva fra i soldati, per combattere e assaporare l’essenza inebriante della “polvere”. Era il “Salvagente” di Garibaldi, che si aggrappava a lui ogni volta che si cacciava nei guai, e credetemi era un tipo che ci giocava a briscola con i guai; come quella volta sull’Aspromonte quando venne ferito da due bersaglieri, il quadro non era dei migliori: una leggera ferita alla coscia, e una ferita al collo del piede causata da un proiettile malandrino che vi si conficcò di rimbalzo. Il mio compaesano lo soccorse immediatamente tamponandogli la ferita con un pezzo di tela che per assurdo è tutt’oggi conservato a Milano, al museo del Risorgimento. Dopo la presa di Roma (1870) decise di trasferirsi in un luogo degno delle sue gesta, Roma per l’appunto. Era anche molto generoso visto che decise di condividere la sua modesta pensione con i compagni cremonesi. E’ morto a Roma il 15 marzo del 1855, piuttosto velocemente, una morte veloce che compensò un’esistenza lunga e al servizio degli altri. Sono orgogliosa di essere sua compaesana, Grazie di tutto Pietro!!
Benedetta
L'articolo è scritto veramente bene e coinvolge il lettore fin dalle prime righe, anche se l' argomento può non interessare a tutti.
RispondiEliminaBeatrice
Davvero ben scritto! Mi piace molto il tuo stile ironico, l'argomento diventa di conseguenza interessante!
RispondiEliminaGiorgia
Complimenti, hai reso onore al tuo compaesano e mi hai coinvolta vivamente.
RispondiEliminaDavvero bello e coinvolgente nonostante l'argomento trattato potesse risultare noioso l'hai reso molto piacevole! Paola
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