Leggo
negli occhi di Urano, mio padre, le parole che volevo sentire da
tempo: “Hai vinto.”
E
così cade nel vuoto, alle sue spalle. La felicità per la vittoria
mi invade e sento la gente dietro di me esultare. Ce l'ho fatta,
penso.
E
poi mi sveglio.
Questo flash-back mi si ripresenta ogni notte. Non
posso fare a meno di pensare e provare nostalgia verso quella notte.
Rea,
accanto a me, sta dormendo beata, su un fianco. Il mio futuro figlio
non le permette di stare a pancia in giù. La vedo aprire gli occhi
lentamente.
“Buongiorno”
sussurra.
“Buongiorno
anche a te” rispondo.
Si
alza dal letto tenendosi su con gli avambracci. La aiuto e sentiamo
qualcuno bussare alla porta.
Per
terra, straordinariamente, troviamo una lettera, nella quale troviamo
scritto che è urgentemente convocata a Creta. Mi guarda addolorata,
avendo paura che io possa non essere presente alla nascita di Zeus.
Amo la mia donna, ma non capisco come possa continuare a tenere ad
ogni nostro figlio. In questo modo solo sempre obbligato a
prometterle che un giorno potremo crescerli senza la paura che
possano ribellarsi, anche se so che non sarà mai così.
In
ogni caso, Rea parte. Sta a Creta per qualche giorno, e al suo
ritorno mi porge il bambino in fasce. Non guardo neanche al suo
interno e ingoio, come ogni volta. Non voglio provare dispiacere a
fare ciò che sono costretto a commettere. Alcuni pensano che ci
provi gusto a mangiare i miei figli. No, non è assolutamente così.
Vorrei poter avere una famiglia, sapere di essere amato. Ma l'oracolo
ha parlato, e non credo che la sua parola possa sbagliare.
20'
anni dopo
Mi
sveglio. Vedo davanti a me Rea, addormentata. Le labbra leggermente
curvate in un sorriso sincero. Sembra che stia sognando ciò che la
fa stare bene. La pelle è pulita e morbida come sempre. Apre gli
occhi.
Mi
saluta sorridente e si alza, senza un bambino in grembo a bloccarle i
movimenti. Ormai è da anni che non abbiamo più figli. Un sollievo
per me, data la mia riluttanza nel doverli ingoiare. Vorrei davvero
aver avuto una vita felice.. Ma non è stato così, purtroppo.
Cambiamo
stanza e ci rechiamo in cucina. Questa è chiaramente all'altezza.
Gli arredi sono ornati d'oro e splendono, in contrasto con le pareti
nere e blu.
Sentiamo
del baccano provenire dall'esterno, Rea mi guarda confusa. Corro
fuori e vedo un ragazzo sui vent'anni venire verso casa nostra. I
lineamenti sono impossibili da non riconoscere, e le sue intenzioni
sono tutt'altro che buone.
Inizia
uno scontro all'ultimo sangue, che vede coinvolti me e quello che
scopro essere il mio ultimo figlio, Zeus. A quanto pare ciò che Rea
mi aveva dato non era il bambino. Inizio lottando, ma poi capisco che
non ne vale la pena. Abbasso lo sguardo e cado sulle ginocchia,
vedendomi passare davanti agli occhi tutti i figli che ho ingoiato.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime. Zeus mi tira un calcio sullo
stomaco, costringendomi a vomitare tutti i miei sbagli.
Poi
vedo la mia famiglia, davanti a me, riunita finalmente. Ma io non ci
sono. E poi il buio.
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