domenica 7 dicembre 2014

Una famiglia, che famiglia non sarà mai


Leggo negli occhi di Urano, mio padre, le parole che volevo sentire da tempo: “Hai vinto.”
E così cade nel vuoto, alle sue spalle. La felicità per la vittoria mi invade e sento la gente dietro di me esultare. Ce l'ho fatta, penso.
E poi mi sveglio.
Questo flash-back mi si ripresenta ogni notte. Non posso fare a meno di pensare e provare nostalgia verso quella notte.
Rea, accanto a me, sta dormendo beata, su un fianco. Il mio futuro figlio non le permette di stare a pancia in giù. La vedo aprire gli occhi lentamente.
“Buongiorno” sussurra.
“Buongiorno anche a te” rispondo.
Si alza dal letto tenendosi su con gli avambracci. La aiuto e sentiamo qualcuno bussare alla porta.
Per terra, straordinariamente, troviamo una lettera, nella quale troviamo scritto che è urgentemente convocata a Creta. Mi guarda addolorata, avendo paura che io possa non essere presente alla nascita di Zeus. Amo la mia donna, ma non capisco come possa continuare a tenere ad ogni nostro figlio. In questo modo solo sempre obbligato a prometterle che un giorno potremo crescerli senza la paura che possano ribellarsi, anche se so che non sarà mai così.
In ogni caso, Rea parte. Sta a Creta per qualche giorno, e al suo ritorno mi porge il bambino in fasce. Non guardo neanche al suo interno e ingoio, come ogni volta. Non voglio provare dispiacere a fare ciò che sono costretto a commettere. Alcuni pensano che ci provi gusto a mangiare i miei figli. No, non è assolutamente così. Vorrei poter avere una famiglia, sapere di essere amato. Ma l'oracolo ha parlato, e non credo che la sua parola possa sbagliare.

20' anni dopo

Mi sveglio. Vedo davanti a me Rea, addormentata. Le labbra leggermente curvate in un sorriso sincero. Sembra che stia sognando ciò che la fa stare bene. La pelle è pulita e morbida come sempre. Apre gli occhi.
Mi saluta sorridente e si alza, senza un bambino in grembo a bloccarle i movimenti. Ormai è da anni che non abbiamo più figli. Un sollievo per me, data la mia riluttanza nel doverli ingoiare. Vorrei davvero aver avuto una vita felice.. Ma non è stato così, purtroppo.
Cambiamo stanza e ci rechiamo in cucina. Questa è chiaramente all'altezza. Gli arredi sono ornati d'oro e splendono, in contrasto con le pareti nere e blu.
Sentiamo del baccano provenire dall'esterno, Rea mi guarda confusa. Corro fuori e vedo un ragazzo sui vent'anni venire verso casa nostra. I lineamenti sono impossibili da non riconoscere, e le sue intenzioni sono tutt'altro che buone.
Inizia uno scontro all'ultimo sangue, che vede coinvolti me e quello che scopro essere il mio ultimo figlio, Zeus. A quanto pare ciò che Rea mi aveva dato non era il bambino. Inizio lottando, ma poi capisco che non ne vale la pena. Abbasso lo sguardo e cado sulle ginocchia, vedendomi passare davanti agli occhi tutti i figli che ho ingoiato. Gli occhi mi si riempiono di lacrime. Zeus mi tira un calcio sullo stomaco, costringendomi a vomitare tutti i miei sbagli.
Poi vedo la mia famiglia, davanti a me, riunita finalmente. Ma io non ci sono. E poi il buio.

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