Mi ricordo di aver pensato che era proprio vero che le parole feriscono più della spada; ma in questo caso non erano le parole dirette della donna che sedeva di fronte a me,erano le parole del destino, le più pericolose e letali.
Le parole arrivarono nitide alle mie orecchie come per dire:"non te ne dimenticare perché dovrai decidere se vivere o morire!" E terminarono con la profezia a confermarle:"...verrai sconfitto da uno dei tuoi figli."
Passarono settimane e mesi e la profezia cominciava a perdere la sua credibilità,finché non nacque Ade il primogenito;ma come fare ad essere sicuri che fosse proprio lui il figlio della profezia?
Lo ingoiai in un solo boccone, e così feci con gli altri figli che nacquero in seguito.
Un giorno arrivò Rea, mia moglie, in lacrime, porgendomi un fagotto e dicendomi che era l'ultimogenito, che si chiamava Zeus;lo presi e, come era rito ormai, lo divorai in un solo boccone!
Feci notare a mia moglie che era più duro degli altri neonati ma lei rispose di non preoccuparmi e se ne andò senza aggiungere altro.
La vita proseguì tranquilla benché notai strani comportamenti da parte di Rea:andava spesso a fare passeggiate in campagna,portava con sé il cibo necessario per un esercito e tornava la sera tardi scusandosi dicendo che si era fermata alle cascate a rimirare il paesaggio e aveva perso la cognizione del tempo.
Non riuscii a spiegarmi quell'insolito comportamento finché, senza alcun preavviso,arrivò a farmi visita un ragazzino,che si presentò come figlio di Oceano e volle offrirmi una bevanda, a sentirlo, miracolosa come l'ambrosia!
Alla fine, per curiosità, decisi di assaggiarla:aveva un sapore dolce con un retrogusto asprignolo molto piacevole, stavo per ringraziarlo quando caddi a terra.
Ricordo solo il vuoto oscuro che mi opprimeva e che,se tentavo di risvegliarmi, mi riavvolgeva fra le sue spire;ero prigioniero.
Ad un certo punto udii delle voci in lontananza e tornai improvvisamente in me stesso, mi guardai intorno e mi ritrovai sdraiato sul marmo freddo dove avevo lasciato il ragazzino e la sua strana bevanda.
Cominciò a farsi strada nella mia mente il dubbio di quanto tempo potevo essere stato "via" e perché nessuno se ne fosse accorto!
Mi stavo scervellando sul problema quando entrò nella stanza mia moglie Rea con il giovane figlio di Oceano e, quelli che riconobbi subito, i miei figli.
Mi spiegarono tutto e scoprì che il giovane in realtà era mio figlio Zeus, cresciuto in una caverna fra le montagne;sconcertato e, lo ammetto, spaventato corsi all' uscita,verso le montagne.
Ricordo in quel momento di aver pensato che ci vuole abilità per schivare i colpi letali e precisi del destino, ma,è sempre meglio averlo dalla propria parte.
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