Sono Arianna, e la mia storia è breve, ho
solamente fatto il minimo indispensabile per la riuscita del piano.
Tutto quanto
sto per raccontare è nato a causa dei desideri, seppur di natura diversa, di
entrambi i miei genitori.
Mio padre, uomo bramoso di potere, chiese a
Poseidone qualcosa da poter sacrificare alle divinità dell’Olimpo affinché
potesse ottenere il potere a Creta. Egli gli diede in dono un magnifico toro
bianco, la quale bellezza fermò mio padre, che sacrifico un’altra bestia. Il dio
del mare, infuriato dal rifiuto, decise allora di far nascere dentro mia madre una voglia nei
confronti di questo animale. Desiderando ardemente il toro, confidò la sua
passione a Dedalo, che costruì per lei una vacca di legno, grazie alla quale
poté soddisfare il proprio piacere.
Da questa unione si creò una strana
creatura, composta per metà da un uomo e dall’altra da un toro, e prese il nome
di Minotauro. Questo animale si nutriva però esclusivamente di carne umana, per
questo mio padre, in un certo senso quasi spaventato da esso, incaricò un’altra
volta Dedalo per la costruzione di un labirinto, dal quale fosse impossibile
fuggire, una volta entrati, in cui segregarlo; per tre anni Minosse prelevò da
Atene, sottomessa, sette giovani e sette fanciulle, per sfamare l’animale.
Durante la terza annata, Teseo, figlio di Egeo,
sovrano di Atene, si finse parte del
gruppo delle future vittime.
Una volta arrivato a Creta, venne a
cercarmi e si presentò, dichiarando immediatamente il suo amore per me. Era in
effetti affascinante, dal bel sorriso, e subito provai attrazione anch’io.
Mi domandò aiuto affinché trovasse un modo
per liberare i suoi concittadini dalla pena che era stata imposta loro. Mi rivolsi,
come i miei genitori, a Dedalo, che mi suggerì un metodo semplice ma efficace.
Avevamo dunque deciso che un filo di
sarebbe stato legato al principio del Labirinto, e Teseo avrebbe proseguito al
suo interno srotolando il gomitolo man mano che procedeva. Riuscì brillantemente
nella sua impresa, uccidendo il mostro, e salvando i quattordici tributi.
In quanto alla nostra storia, decidemmo d
fuggire a Dia, lontano dai nostri padri.Mi svegliai, una mattina, e non trovai più il
mio innamorato.
Cercai per tutta l’isola, finché scorsi in lontananza, all’orizzonte,
una nave: mi aveva abbandonata.Con il cuore infranto, passai alcuni giorni nel
dolore più acuto, fino a quando arrivò Dioniso, dio del vino, che venne in mio
soccorso ,e mi calmò. Decidemmo poco dopo di sposarci; avevo un marito che mi
viziava con regali, corone, pietre preziose, e che, soprattutto, mi offriva
amore. La mia storia termina così, legata a un dio,capace a farmi sentire più
importante di tutto quello che lo circondava.
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