domenica 28 dicembre 2014

Il lieto fine nell'apparente tragedia

Sono Arianna, e la mia storia è breve, ho solamente fatto il minimo indispensabile per la riuscita del piano.
Tutto quanto sto per raccontare è nato a causa dei desideri, seppur di natura diversa, di entrambi i miei genitori.
Mio padre, uomo bramoso di potere, chiese a Poseidone qualcosa da poter sacrificare alle divinità dell’Olimpo affinché potesse ottenere il potere a Creta. Egli gli diede in dono un magnifico toro bianco, la quale bellezza fermò mio padre, che sacrifico un’altra bestia. Il dio del mare, infuriato dal rifiuto, decise allora di far nascere dentro mia madre una voglia nei confronti di questo animale. Desiderando ardemente il toro, confidò la sua passione a Dedalo, che costruì per lei una vacca di legno, grazie alla quale poté soddisfare il proprio piacere.
Da questa unione si creò una strana creatura, composta per metà da un uomo e dall’altra da un toro, e prese il nome di Minotauro. Questo animale si nutriva però esclusivamente di carne umana, per questo mio padre, in un certo senso quasi spaventato da esso, incaricò un’altra volta Dedalo per la costruzione di un labirinto, dal quale fosse impossibile fuggire, una volta entrati, in cui segregarlo; per tre anni Minosse prelevò da Atene, sottomessa, sette giovani e sette fanciulle, per sfamare l’animale.
Durante la terza annata, Teseo, figlio di Egeo, sovrano di Atene,  si finse parte del gruppo delle future vittime.
Una volta arrivato a Creta, venne a cercarmi e si presentò, dichiarando immediatamente il suo amore per me. Era in effetti affascinante, dal bel sorriso, e subito provai attrazione anch’io.
Mi domandò aiuto affinché trovasse un modo per liberare i suoi concittadini dalla pena che era stata imposta loro. Mi rivolsi, come i miei genitori, a Dedalo, che mi suggerì un metodo semplice ma efficace.
Avevamo dunque deciso che un filo di sarebbe stato legato al principio del Labirinto, e Teseo avrebbe proseguito al suo interno srotolando il gomitolo man mano che procedeva. Riuscì brillantemente nella sua impresa, uccidendo il mostro, e salvando i quattordici tributi.
In quanto alla nostra storia, decidemmo d fuggire a Dia, lontano dai nostri padri.Mi svegliai, una mattina, e non trovai più il mio innamorato.
Cercai per tutta l’isola, finché scorsi in lontananza, all’orizzonte, una nave: mi aveva abbandonata.Con il cuore infranto, passai alcuni giorni nel dolore più acuto, fino a quando arrivò Dioniso, dio del vino, che venne in mio soccorso ,e mi calmò. Decidemmo poco dopo di sposarci; avevo un marito che mi viziava con regali, corone, pietre preziose, e che, soprattutto, mi offriva amore. La mia storia termina così, legata a un dio,capace a farmi sentire più importante di tutto quello che lo circondava.

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