Sono Crono, figlio di Urano,
dio del cielo, e di Gea, dea dalla terra.
In molti hanno cercato di rappresentarmi come un padre spietato e senza cuore
che divora i propri figli. A volte mi hanno raffigurato anche in compagnia di
una cornacchia, ma ora sono stanco di essere visto in quel modo. Voglio,
adesso, raccontarvi la mia versione dei fatti.
Mi sono sposato con mia
sorella Rea. Ma era stato profetizzato che uno dei miei figli mi avrebbe detronizzato.
Quindi, ogni anno, divoravo i
figli che Rea generava. Prima Estia, poi Demetra ed Era, poi Ade e, per finire,
Poseidone.
Rea era davvero furibonda con
me, così decise di vendicarsi e quando nacque nostro figlio Zeus, decise di
sottrarlo al suo crudele destino e di mandarlo a Litto, a Creta, affinché fosse
custodito dalle ninfe. E perché io non mi accorgessi della sua scomparsa, mi
fece ingoiare un sasso avvolto nelle fasce.
Col passare del tempo, però, non
so perché ma ho cominciato a sospettare qualcosa. Certo tutti si erano dati un
gran da fare per impedirmi di scoprire la verità. Sta di fatto che decisi di
cominciare a cercare Zeus, il quale, fece di tutto per nascondersi,
trasformandosi perfino in un serpente, pur di non farsi trovare da me. Non so
come, ma Zeus riuscì a sopravvivere alla mia furia per diversi anni, fino a
quando diventò un uomo adulto e, consigliato da quella pazza di sua madre,
ottenne l’incarico di mio personale coppiere.
E versò del veleno nelle mie
bevande senza che nessuno se ne accorgesse…. Ah, voi non immaginate il dolore
alla pancia che avevo in quel momento! Mi faceva così male, ma così male che cominciai
a vomitare: prima una grossa pietra, poi tutti quei disgraziati figli che avevo
ingoiato anni prima. Che nel frattempo erano anche cresciuti!
E non contento di tutto
quello che mi aveva fatto, dopo aver liberato tutti i suoi fratelli, Zeus si
alleò con loro e mi dichiarò guerra. Anche se io ero alleato con i Titani, i
miei figli riuscirono a sconfiggermi. Zeus aveva anche capito che era
importante liberare i Ciclopi per riconsegnarli agli Ecatonchiri, mostri dotati
di cento braccia e cento gambe. In cambio ricevette i fulmini, armi
invincibili, con le quali salì al comando dell’Universo sull’Olimpo, il monte
più alto della Grecia.
A quel punto, mi rassegnai e
accettai la sconfitta.
Ho fatto di tutto per
spiegare il motivo per cui mi ero comportato così male con la mia famiglia, che
era stato solo perché avevo paura di morire. Ma, come si può ben immaginare, la
mia famiglia non mi ha più rivolto la parola. E adesso io mi ritrovo qui, tutto
solo, ormai vecchio e odiato da tutti. Senza più niente, schiacciato dal peso
della vergogna e dell’umiliazione.
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