sabato 19 marzo 2011

IL RISORGIMENTO NEI MOTTI

Libera Chiesa in Libero Stato!” sosteneva il liberale Camillo Benso conte di Cavour, personaggio fondamentale nel Risorgimento Italiano.
“Qui si fa l’Italia o si muore!” gridava Giuseppe Garibaldi alle sue camicie rosse: se fossero morti, l’avrebbero fatto per una giusta causa.
Dio e Popolo, pensiero ed azione!” affermava Giuseppe Mazzini.

Questi sono i motti del Risorgimento più efficaci, più forti, più grintosi, che incitavano tutti ad unire le forze per conseguire un unico scopo: la LIBERTA’.
Sì, perché il valore in cui si credeva di più era proprio la libertà. La libertà dalle dominazioni straniere, che rappresentava un peso soprattutto morale oltre che concreto. E insieme alla libertà, anche la dignità di sentirsi un unico popolo.
Questi erano gli ideali in cui si credeva al tempo dell’unità d’Italia: libertà, dignità e unione.
A tal proposito, molti motti di questo periodo possono essere interpretati secondo questi ideali: “Sono figlio della libertà e a lei devo tutto ciò che sono!”  ”Il primo bene di un popolo è la sua dignità!”(Cavour), “Libertà non fallisce ai violenti” (Garibaldi).
Ce ne sono altri di taglio più ironico, ma comunque significativi, come la frase che disse Vittorio Emanuele II: “ Ragazzi, o prendiamo San Martino o gli altri fanno fare San Martino a noi!” (“fare San Martino” significa sloggiare, traslocare).
I motti sono sempre stati un buon mezzo per coinvolgere le folle perché sono diretti, immediati e, in fondo, sono un modo per infondersi fiducia. Utili soprattutto in situazioni come queste, dove l’unione delle forze era di fondamentale importanza.
Alcuni sostengono che la celebre frase di Garibaldi “Qui si fa l’Italia o si muore!” in realtà non sia mai stata pronunciata, ma poco importa perché ormai questo motto è diventato parte di noi, per il suo importante significato: con questa frase Garibaldi voleva comunicare in modo diretto che l’ unità della propria Patria è più importante di ogni altra cosa, anche della propria vita e credo che questo fatto debba farci riflettere.
Le nostre generazioni non attribuiscono molta importanza all’Unità del nostro Paese perché sembra essere un fatto normale; in realtà dietro questo fatto “normale” ci sono miriadi di persone che hanno lottato per arrivare a questo scopo.
Vi lascio con una riflessione: come credete che sarebbe la situazione adesso se nel 1861 quelle persone non avessero lottato e creduto nei motti?
          
                                                                                                                                                                                                                          Beatrice

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