sabato 19 marzo 2011

150 ANNI DI SPORT

Nel 2011 gli scandali sono all’ordine del giorno, l’Italia perde in borsa, l’Italia non garantisce posti di lavoro ai giovani, l’Italia è poco produttiva, l’Italia è un bordello…
È già, l’Italia è sotto il mirino d’accusa sia dei suoi cittadini che di quelli di altri paesi; tutti sono bravi e preparati nell’attribuire disastri ed insoddisfazioni al paese e alla sua amministrazione.

Di fatti basta guardare i politici durante una seduta in Parlamento per comprendere lo scarso spirito di fratellanza che ci unisce, sempre più lontano da quello proposto dall’inno nazionale di Mameli.
Tutti sono pronti a scagliare la prima pietra così darsi la colpa l’un con l’altro diventa la cosa più semplice.
Il telegiornale si è ormai trasformato in una lunga lista di disgrazie che allieta l’ascoltatore solo quando arriva alla rubrica dedicata allo sport.
Finalmente si sente dire:” l’Italia unita nella sua nazionale per portare risultati di forza nell’europeo di tuffi a Torino,l'italia è pronta con la sua squadra di Rugby in cerca di successo, il calcio sport nazionale torna in campo con una nuova formazione in occasione di…” ed ecc..
Basta poco, guardando la Gazzetta dello Sport, per capire che l’Italia non è né morta né in letargo,ma è attiva più che mai; perché un  paese si costruisce con gli abitanti che producono e non che si limitano a parlare e parlare.
 In questo caso i cittadini sono atleti che sacrificano la parte più fiorente della loro vita  per svegliarsi presto alla mattina e cominciare a produrre acido lattico nei loro muscoli, sudore sulla loro pelle e tensioni psicologiche nelle loro teste.
In Italia i risultati sportivi non mancano né a livello internazionale né a livello interregionale. Infatti ogni regione riesce a vantare titoli conquistati dai loro atleti in ambito nazionale, tranne la Calabria.
Purtroppo la forza pulsante nello sport, come nella tecnologia e nella domanda di lavoro è rappresentata dal nord che soffoca il rivale sud creando anche in questo caso uno squilibrio. Sicuramente questo squilibrio non può essere negato o nascosto, ma non si può nemmeno dire che questo dato porti divisione o spaccatura nello sport italiano; non vi è alcun ostacolo di provenienza per partecipare a gare o formare la squadra azzurra.
In Italia si è registrato che i tornei più seguiti sono quelli a squadra, dove il risultato è frutto dell’unione di forze collettive.
Insomma, in un modo o nell’altro l’Italia riesce a rappresentarsi unita davanti l’avversario, mettendolo a dura prova e talvolta in difficoltà. Questo lo si può vedere nel pubblicizzato volley femminile o nell’estremamente sponsorizzato calcio.
Nulla può essere impedito a chi vuole arrivare, questo è uno dei miei motti, ma penso che sia ben rappresentato da qualsiasi atleta che come me sa cosa vuol dire far fatica non avendo la sicurezza che questa venga sicuramente premiata o coronata da una soddisfazione.
Non importa se sei siciliano, se sei lombardo,emiliano o toscano perché non ci sono limiti o regole per formare una squadra nazionale, dove l’unico requisito richiesto è non arrendersi mai.
È giusto festeggiare l’unità d’ Italia anche ad insegna dello sport, rinunciare all’unione nello sport vuol dire rassegnarsi alle prime difficoltà, ciò perché i problemi sono meno pesanti se si affrontano assieme; è importante che ognuno di noi si ricordi che è  l’unione che fa la forza.
Rosalba

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