martedì 6 gennaio 2015

Qualcosa di inaspettato


Quella mattina venni svegliata prima del solito: era un giorno speciale, ma non sempre “speciale” vuol dire “migliore”.
Infatti, quel giorno dovevano arrivare quattordici ragazzi ateniesi, sette maschi e sette femmine, da essere mandati all'interno del labirinto del Minotauro a Creta, per un tributo di guerra. Il Minotauro era una creatura metà uomo e metà toro, che si cibava solo di carne umana.
Tutta Creta era entusiasta di ciò che succedeva, soprattutto il re Minosse, mio padre, ma io odiavo questo loro trattamento. Trovavo tremendamente ingiusto dover uccidere in un modo del genere dei ragazzi che non avevano nessuna colpa, ma non potevo farci nulla. Anzi, ero costretta ad andarli ad “accogliere”, rappresentando l'autorità. Avrei fatto qualsiasi cosa pure di fare cessare tutto questo, ma come?

In ogni caso, mi stavo dirigendo dai prescelti, per prepararli, quando mi venne naturale soffermarmi su uno di loro. Era un giovane che aveva più o meno la mia età, di una bellezza unica. Sentii qualcosa nel petto, all'altezza del cuore, che faceva quasi male. Ma sapete, non avevo mai provato nulla di talmente bello. Era una sensazione stupenda. Non resistetti e andai a parlargli. Nei suoi occhi c'era qualcosa che non avevo mai visto in nessun altro, qualcosa che mi faceva venire voglia di saltellare in giro ridendo. Passai poco tempo con lui, ma fu abbastanza per capire che mai e poi mai avrei lasciato che gli succedesse qualcosa di brutto. Scoprii che il ragazzo si chiamava Teseo e che era lì per uccidere il Minotauro e salvare la sua gente. Capii che era destino che ci incontrassimo e, chiedendo aiuto all'architetto Dedalo, l'ideatore del labirinto, trovammo un modo perché tutto andasse per il meglio. Ci procurammo un rotolo di spago, tenendo un'estremità all'entrata del labirinto, e l'altra insieme a Teseo. Così ci salutammo, sperando con tutto il cuore che il nostro piano funzionasse.
Passai un po di ore fuori dalla struttura, ma mi sembrarono mesi. Ogni minimo rumore mi faceva salire il cuore in gola, ogni animale che usciva correndo mi faceva voltare piena di speranza, ma rimasi delusa tutte le volte. Finché, mentre ero sul punto di addormentarmi con le lacrime agli occhi, sentii una voce fantastica pronunciare il mio nome. Nessun suono riesce ad essere talmente bello e a farmi colmare il cuore di tanta gioia. Mi voltai e lo vidi, stupendo come nessun altro. Era stanco, sudato, i vestiti sporchi di sangue, ma era lì. Davanti a me. Gli saltai in braccio, stringendolo con tutte le mie forze, e capii che nulla poteva più andare male. In quel momento, con le sue braccia che mi stringevano, il suo respiro sul collo, la sua voce che mi diceva “Sono qui, amore mio”, il mondo mi sembrava perfetto.. E sapete, nulla sarà mai come quel momento, ne sono sicura.

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