Mi chiamo Dedalo
e sono un famosissimo scultore e architetto, almeno, è questo quello che si
diceva su di me, vero?
Sono nato e cresciuto ad Atene e sono stato il maestro di mio nipote
Talo, il quale bravissimo, pieno di doti eccellenti al quale insegnai tutti i
segreti della mia arte. Man mano che cresceva, anche le sue doti artistiche
crescevano, e io, geloso di mio nipote, temevo che quest’ultimo mi superasse e
che prendesse tutta la mia fama guadagnata dal popolo di Atene. Non avevo
scelta. Dovevo ucciderlo! Costi quel che costi! Escogitai un piano e lo uccisi,
sapendo che stavo sbagliando. Purtroppo fui scoperto. Dovevo pagare le
conseguenze. Mi condannarono all’esilio. A Creta, il re Minosse mi accolse e mi
diede l’ordine di costruire il Labirinto per il Minotauro. Arianna, la figlia
del re, mi chiese un consiglio per liberare il suo amato Teseo dal labirinto. Io le
consigliai un gomitolo di lana: Teseo doveva legarlo all’entrata del labirinto
e poi sgomitarlo man mano che si addentrava; poi, una volta sconfitto il Minotauro doveva arrotolarlo su se stesso e uscirne fuori. I due innamorati fuggirono. Quando il
re venne a sapere che grazie a me sua figlia fuggì, punì me e mio figlio Icaro,
rinchiudendoci nel labirinto. Pensando a lungo all’evasione, capii che l’unico
modo sarebbe stato volare. Costrui così due paia di ali. Raccomandai a mio
figlio di starmi accanto e di non avvicinarsi ai raggi del sole, ma lui, idiota
quant è, non mi ascolto. Le ali di cera si scolsero e quell’Icaro cadde in
acqua e morì. Ho sofferto tantissimo per quel monello e nonostante tutto volai
lo stesso fino a quando giunsi in Campania. Lì consegnai le mie ali al Dio
Apollo.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.