Quando
lo vidi per la prima volta, Terry Lennox era ubriaco in una Rolls
Royce fuori serie, di fronte alla terrazza del "Dancers"…
lo
avevo subito etichettato come il classico sbruffone figlio di papà
che vuole essere al centro dell'attenzione a tutti i costi; avevo
provato un'istintiva repulsione nei suoi confronti.
Stavo
quasi per rientrare nel locale, quando Terry si avvicinò a me
mormorando un “ciao” con la voce impastata, liberando un puzzo
d'alcool allucinante, per poi svenirmi di fronte un attimo dopo.
Ammetto
di aver avuto la tentazione di lasciarlo lì e di andarmene come se
nulla fosse successo, ma la mia anima caritatevole e bendisposta
verso il prossimo mi spinse, invece, a rientrare nel locale per
cercare qualcuno che fosse disposto a trasportare quel povero Cristo
al pronto soccorso.
Fortunatamente
il proprietario del Dancers possedeva un pick-up mezzo rotto, di
quarta mano, ma abbastanza funzionante.
Caricarono
Terry nel cassone e ci portarono al più vicino centro medico di
Seattle (solo perchè a Tom scocciava sprecare benzina per uno dalla
cattiva fama come Lennox ).
All'ospedale,
nonostante le mie suppliche, si rifiutarono tutti di rimanere a farmi
compagnia sostenendo che ero stata io a volerlo portare al pronto
soccorso e quindi, lì con Lennox, dovevo starci io.
Passai
una fantastica serata ad aspettare che qualcuno venisse a prendere
Terry e a fare in modo che il suo corpo inerte non cadesse giù dalla
sedia.
Verso
le tre e mezza del mattino, finalmente, arrivò un tizio con il
camice che mi chiese le generalità dello svenuto. Rimase parecchio
deluso dal fatto che ne conoscessi soltanto il nome e l'anno di
nascita; alla fine mi disse che l'avrebbero rianimato, che
l'avrebbero tenuto in osservazione per dodici ore e che, se volevo,
potevo andare a casa per tornare il pomeriggio seguente verso le
cinque e mezza. Accolsi volentieri questo suggerimento.
Quando,
alle sei in punto, mi ripresentai all'ospedale e venni condotta nella
stanza di Terry lo trovai sveglio e con un aspetto molto migliore
rispetto alla sera prima: innanzitutto aveva riacquistato colore in
volto, i capelli scuri non erano più sudaticci, gli occhi erano
vispi e presenti e, soprattutto, l'odore di alcool era del tutto
scomparso.
Il
suo sguardo si posò prima su di me e poi sul dottore che mi aveva
accompagnata, quest'ultimo gli fece un cenno affermativo con la testa
per poi uscire chiudendo delicatamente la porta dietro di sé.
Mi
presentai velocemente sedendomi accanto al letto di Terry; lui si
dimostrò interessato a incline alla conversazione.
Scoprii
così che non era affatto sbruffone come mi ero immaginata:
dimostrava una cultura molto vasta e aveva anche un ottimo senso
dell'umorismo.
Trascorremmo
circa un'ora parlando piacevolmente del più e del meno, ci
scambiammo i rispettivi numeri di cellulare e poi venne per me l'ora
di accomiatarmi.
Ci
sentimmo spesso nei giorni seguenti, e più di una volta ci trovammo
a fare un aperitivo insieme nel mio locale di fiducia; Terry mi parlò
dei suo progetti di proseguire gli studi di medicina avanzata a
Washington dicendo che sarebbe partito per la capitale dopo nemmeno
un mese.
Dopo
la partenza non lo rividi più fino a quando, due anni fa, dovetti
trasferirmi anche io a Washington.
Domani
io e Terry Lennox ci sposiamo.
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