sabato 29 giugno 2013

Caro Angelo

L'altro giorno, esaminando le mie carte, ho trovato nello scrittoio la copia di una lettera, spedita da circa un anno ad un vecchio compagno di scuola. Non riuscivo a comprendere a pieno la scrittura, per due motivi: il primo era perché la lettera aveva un angolo bruciato e una grossa macchia d'acqua, simbolo forse che il fuoco voleva essere spento; il secondo era perché la scrittura, anche se sciolta quasi completamente dall'acqua, non sembrava per niente la mia.
La lettera cominciava con:

Caro Angelo,
quest'ultimo anno di scuola...importante per me...
Questo é stato forse l'anno piú bello che ho passato con voi, ma specialmente con te...

Dopo non si riusciva piú a capire niente.
Mi ero trovata quella lettera in mano e non sapevo che fare, ma la domanda che avevo fissa in testa era: CHI ERA ANGELO? E CHI AVEVA SCRITTO QUELLA LETTERA?
Scesi in sala da mia mamma per chiederle se per caso riconosceva la  scrittura, ma fu un fiasco comunque. Cosí me ne tornai in camera mia, distesa sul letto scrutai meglio il foglio usurato per carpire qualche altro piccolo dettaglio; trovai, in fondo, al limite della bruciatura una parola che somigliava tanto a morire; non capivo cosa centrasse, mi era sembrata una parola molto forte. Avevo la mente vuota, ma, allo stesso tempo, ricolma di domande; non riuscivo a ricollegare quelle parole a nessuno in particolare. Ad un tratto sentii nella mia testa una vocina che, anche se avevo cercato di ignorarla per tutto questo tempo, si stava facendo sempre piú forte: É DI TUA SORELLA QUELLA LETTERA!: NO!...non poteva essere...
Dovete sapere che io avevo una sorella gemella che, purtroppo, é morta poco meno di un anno fa di cancro; io e lei eravamo in classe insieme e condividevamo tutti i compagni e, a volte, anche gli amici. Bhe, Angelo era il soprannome che abbiamo dato ad Aaron; lui era un nostro compagno straniero che ricordava in tutto e per tutto un angelo, ma non perché fosse particolarmente bello, ma per l'atteggiamento che aveva. Non credevo che mia sorella potesse essere cosí legata a lui, visto che a scuola a malapena si salutavano. Dopo alcuni attimi passati, in cui io ero piú incredula che malinconica, capii che mia sorella voleva dargli un addio speciale. Cosí inforcai la bici, corsi da Angelo e, quando mi si presentò davanti, prima lo abbracciai forte forte, poi gli diedi la lettera e gli spiegai cos'era successo; vidi che due lacrime gli rigarono il viso poi chiuse la porta; non ebbi nemmeno il tempo di salutarlo, ma sapevo che quello che avevo fatto era giusto, soprattutto nei confronti di mia sorella.

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