martedì 19 febbraio 2013

Ricordi di un burattino.

Ero un albero, un albero grande e maestoso che si ergeva sulla cima di una collina; i miei rami ondeggiavano al vento e i viandanti si riposavano sotto le mie fronde.
Poi arrivò l'uomo con l'accetta, che cominciò
a colpirmi e a ferirmi ovunque, indebolendo la mia corteccia e il mio tronco. Ancora oggi non so se maledire o benedire quell'uomo che mi ha strappato alla natura ma mi ha regalato una vita piena di avventure.
Il tagliaboschi mi aveva diviso in tanti piccoli pezzetti e, una volta ammucchiati, prese me che ero il pezzo più grande e mi porto via chiuso in un sacco.
Ero spaventao perchè non sapevo dove mi stesse portando, e allo stesso tempo la mia incredibile curiosità mi spingeva a cercare di vedere qualcosa attraverso lo spiraglio del sacco; ma nella mia miserevole condizione di ceppo di legno potevo fare per poco, quindi volente o nolente che fossi mi dovetti abbandonare alla sorte.
Sentii l'uomo bussare ad una porta che gli venne subito aperta con un cigolio inquietante, subito seguito da un saluto caloroso da parte del padrone di casa.
Il tagliaboschi entrò nella casa misteriosa e poggio il sacco con me dentro in un angolo della stanza.
Dalla mia ingrata posizione riuscivo a sentire i due uomini parlare ma non distinguevo il senso delle loro parole. Avrei tanto voluto avvicinarmi e sentire ma la mia impossibilità nel farlo mi fece salire una rabbia e uno sconforto mai provati.
Dovevo essermi assopito perchè mi accorsi solo all'ultimo che uno dei due uomini mi aveva tirato fuori dal sacco e poggiato sul tavolo.
potei finalmente osservare il luogo in cui mi trovavo: era una piccola stanza spoglia e con un arredamento piuttosto essenziale, dai trucioli di legno sul pavimento si sarebbe detta l'abitazione di un falegname.
Il falegname in questione era un ometto alla faccia allegra con un grosso naso di un rosso brillante; mi guardava come se progettasse di farmi diventare la gamba di un tavolino. Ed era proprio questa la sua intenzione!
Cominciai a pigolare tanto forte e a pregare il falgname di non farmi del male che al pover'uomo rischiò di venire un infarto.
Dopo un altro paio di tentativi decise di portarmi da un tale Geppetto.
Chissà come mai mentre mi portava via ebbi la certezza che la mia vita da ceppo di legno era finita...

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