Ormai la mia vita stava andando a rotoli. Io e Volpy stavamo morendo di fame e nessuno più si lasciava abbindolare da noi, dato che erano girate certe voci sul nostro conto.
Eravamo già abituati a stare a digiuno, ma per così tanto tempo. Sentivo che la puzza di morto si stava avvicinando a noi, magari perchè non ci siamo mai lavati, ma credevo che la
nostra ora fosse arrivata.Non solo eravamo menomati, io cieco e Volpy zoppa, ma stavamo pure per fare una brutta fine a causa degli altri che non ci prendevano per lavorare e fare un pugno di soldi. Tutto questo dolore mi fa tornare indietro a quando diventai cieco per colpa di quel bruto campagnolo che, per scacciarmi via poichè temeva che facessi i miei bisogni sui suoi campi di erba medica, mi accecò con l' attrezzo che si utilizza per marchiare le mucche con la punta rovente. Ah, se non fossi passato di lì! Però, per fortuna sono un gatto, quindi posso affidarmi agli altri sensi. Ma un bel giorno, capimmo che la nostra vita sarebbe durata di più.
Un bel, anzi bellissimo giorno, stavamo divorando un paio di noci marce, quando ci capitò vicino Pinocchio, un bambino diventato famoso in paese per le sue birbanterie. Lo vedemmo molto contento, per cui decidemmo di vedere cosa riuscivamo a cavargli fuori. Volpy iniziò a parlargli e piano piano Pinocchio ci disse che aveva cinque monete d'oro per comprare una casacca per suo padre. Noi allora colsimo l' occasione e gli dissimo la solita storiella che raccontano tutti i malviventi: se avesse seminato le monete, sarebbero cresciute e diventate tantissime. Lui dubitò un po', ma poi cedette. Mangiammo tantissimo all'osteria, annientando la fame che ci uccideva, e dormimmo. A mezzanotte io e Volpy iniziammo ad andare verso il punto che avevamo stabilito e ci travestimmo da assassini per
poter rubare a Pinocchio le monete quando sarebbe passato di lì per andare verso l' albero dove avrebbe dovuto seminare le monete per farle moltiplicare.
Pinocchio arrivò un po' più in ritardo del tempo previsto: magari lo aveva fermato qualcuno. Passammo subito all' azione: lo fermammo e lo minacciammo, ma lui iniziò a fare il testardo. Decisimo di impiccarlo e di venirci a riprendere le monete l' indomani mattina. Peccato che non lo trovammo più il giorno dopo. Da lì capimmo che la sfortuna non ci avrebbe mai lasciato!
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