Il direttore, nonché compositore e organizzatore della serata, è il giovane Stefano Vivaldini: un ragazzo di soli 26 anni che da 3 anni lotta con la sua musica contro la trascurata manutenzione del patrimonio culturale italiano. L'opera si chiama "La Pompei Rinnovata" ed è composta da quattro brani rappresentanti l'ingenua tranquillità degli abitanti prima dell'eruzione, l'eruzione e l'aggressiva crudeltà del vulcano, la fuga disperata delle vittime, e infine il disastro e la desolazione della città.
Il primo brano è molto orecchiabile e richiama le ballate e i canti popolari. Viole, violoncelli e bassi formano un tappeto armonico mentre trombe,flauti e violini cantano il tema ricorrente alternandosi in un allegretto. Verso la fine del brano l'orchestra esegue un piano in decrescendo che culmina in un pianissimo con una nota grave all'unisono.
Il secondo brano inizia con il rullo di due timpani che procede in crescendo; in seguito entrano gli archi con uno staccato su una stessa nota grave e, dopo un attacco in fortissimo delle trombe, tutto cade nel silenzio per fare di nuovo protagonisti i timpani. Le percussioni, gli ottoni ed i bassi costituiscono una parte fondamentale in quanto creano un contrasto armonico molto forte dando l'idea della catastrofe nelle sue diverse fasi. Alla fine del brano si raggiunge, con un rapido crescendo, un fortissimo in cui gli archi eseguono rapide scale discendenti per simulare la lava che scorre; l'ottavino, la marimba e i flauti sono zampilli di liquido rosso e bollente e i timpani e gli ottoni tuonano l'ira del vulcano.
È qui che ha inizio il terzo brano che dà risalto ai fiati. La tonalità diventa minore e il fagotto, l'oboe, il clarinetto, il flauto e l'ottavino si rincorrono in una fuga. In alcuni punti, ottoni e percussioni sovrastano i fiati come le vittime inghiottite dalla lava. Gli archi si aggiungono alla fuga procedendo in scale discendenti e ascendenti. Infine, dopo un fortissimo, il brano si chiude nel completo silenzio e inizia l'ultimo brano.
Si tratta del "pianto" di un oboe: un sopravvissuto che descrive la desolazione e la catastrofe appena avvenuta. Gli archi restano nel piano e gli ottoni spariscono quasi completamente. Il suono pieno dell'oboe si intreccia a quello acuto di un flauto e, dopo il duetto, l'opera si conclude modulando in tonalità maggiore.
Una composizione artistica e commovente che ha radunato più di 5000 italiani a commemorare la tragedia di Pompei. La grande intuizione artistica e il grande cuore di Vivaldini hanno quindi permesso che il denaro raccolto fosse sufficiente a garantire agli scavi una migliore manutenzione per i tempi futuri.
a "Amadeus".
bellissimo!!! l'ho letto tutto in un fiato!
RispondiEliminagrazie mille prof! :D
RispondiEliminaBravissima Ale, mi é piaciuto veramente tanto :-)
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