sabato 30 marzo 2013

le ultime lacrime

Le grigie e sporche pozzanghere, quella mattina, regnavano su tutta la Rue Montgallet, come in tutto il resto del paese, d’altronde.
Aveva piovuto tutta la notte, l’alba era caratterizzata da un forte umido che penetrava nelle ossa dei parigini, i quali, si erano svegliati di mal umore quel 20 marzo, rattristati dal grigiore del cielo e dal freddo pungente.

Le rondini e gli usignoli, nascosti nella folta chioma degli alberi che costeggiavano la via, erano preoccupati per il freddo e per le scarse provviste di cibo che si erano preparati; erano stati illusi che la primavera fosse arrivata.
I loro canti di lamentela smisero di colmare il silenzio quando Jean Pierre aprì l’imponente portone di legno della sua egualmente imponente dimora, forse un poco trascurata.
Alzò gli occhi al cielo, e con un sospiro prese con se un ombrello e chiuse la porta alle sue spalle. Si cominciò ad incamminare verso la sua solita meta, usando l’ombrello come se fosse un bastone da passeggio (aveva da poco smesso di piovere), i suoi ottantadue anni si facevano sentire e il tempaccio non lo aiutava di certo. Jean Pierre teneva nell’altra mano un mazzo di fiori bianchi, legati con un nastrino marroncino in tinta con il suo cappello ‘‘alla francese’’ che proteggeva il capo ormai quasi calvo, dal freddo. Il suo viso era ricco di rughe, quando rideva si facevano molto profonde alle estremità degli occhi; ma ultimamente, sempre più di rado, rideva.
La lunga camminata era caratterizzata da soste persistenti che lo aiutavano a riprendersi dal fiatone, di solito scambiava un saluto con qualche passante ma quella mattina non c’era anima viva, i parigini avevano preferito starsene a casa a guardare la pioggia dalle finestre.
Un passo dopo l’altro, arrivò finalmente a destinazione.
Si trovò davanti un immenso cancello di ferro con un vecchio cartello su cui era disegnata la scritta ‘’Cimitière de Belleville’’. Non lo degnò di uno sguardo, sapeva dove si trovava, un posto che per dieci anni aveva visto ogni giorno, ma forse non sapeva che quel 20 marzo sarebbe stato l’ultimo.
Dopo qualche secondo di riflessione, si avviò all’interno.
Quando giunse sulla collinetta più alta del cimitero scorse una lapide che lo stava aspettando, con un nome che conosceva troppo bene. Ma rimase ancora qualche secondo ritto in piedi.
L’anziano signore abbandonò l’ombrello per terra e si sedette vicino alla tanto amata moglie, poggiandole i fiori sul petto e tirando via quelli del giorno prima.
Ricominciò a piovere, così che le lacrime di Jean Pierre si poterono confondere, per l'ultima volta, con le gocce che cadevano gelide, dal cielo, dove presto avrebbe raggiunto la sua amata.

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